Il centrodestra lombardo ha approvato a maggioranza un emendamento alla legge urbanistica che rischia di segnare la fine dei parchi lombardi.
La nuova norma consente infatti, qualora i Sindaci lo decidano, di ritagliare a fini edilizi un pezzo di area protetta con iter abbreviato, anche contro il volere dell’Ente gestore. La proposta prevede che i Comuni possano individuare – mediante i propri Piani di Governo del Territorio – estensioni insediative all’interno del Parco. Il tutto attraverso procedure semplificatissime, alla fine delle quali è proprio la Giunta regionale a siglare la “riuscita” dell’operazione. Se il Sindaco Moratti, per citare un esempio concreto, volesse far edificare una parte del Parco Sud, le basterebbe un accordo diretto con Formigoni.
L’Anci e i Presidenti dei parchi si sono pronunciati duramente contro l’emendamento dell’assessore leghista Boni, un’evidente forzatura della Regione per eliminare livelli di partecipazione e consentire abusi territoriali su pressione di interessi immobiliari.
Insomma – e tutti l’hanno capito – non c’entra per nulla il potere dei Comuni, altrimenti ci si dovrebbe spiegare perché lo stesso principio non valga per i Piani cave o per i Piani rifiuti, laddove le amministrazioni locali non hanno iniziativa e voce in capitolo e subiscono da parte della Regione le localizzazioni di opere invasive e inquinanti.
E così il territorio della Lombardia è messo sotto assedio anche nelle aree storicamente conquistate a un uso non speculativo: si pensi alle fasce naturali della valle del Ticino (Malpensa e infrastrutture) o al vasto arco di verde agricolo del Parco Sud Milano (Expo 2015) o al Parco Pineta di Tradate (mecca dei ritiri del calcio milanese).
In effetti sono anni che procede, aggressivo e imperterrito, lo smantellamento del sistema delle aree protette in Lombardia da parte della maggioranza che governa la Regione.
La prima significativa spallata è stata data con le modifiche normative apportate alla legge regionale sui Parchi n°86 del 1983, durante la VI e VII Legislatura: l’area è stata divisa in parco regionale e parco naturale, con la riduzione della parte realmente protetta al solo parco naturale.
Periodicamente, vengono concesse dalla Regione deroghe al regime di tutela: negli ultimi mesi si sono verificati significativi casi di autorizzazione a realizzare cave, impianti, centrali elettriche all’interno dei parchi, in barba alle prescrizioni previste nei piani territoriali dei parchi stessi.
Anche le risorse trasferite dalla Regione agli Enti Parco – necessarie ad amministrare, controllare e tutelare le aree protette – sono sempre più esigue e vengono distribuite discrezionalmente. La delibera di giunta 5817 del 7 novembre 2007 prevede l’erogazione “straordinaria” di quasi 14 milioni di euro ai soli parchi amministrati dal centrodestra, prevalentemente collocati nelle province di Bergamo e Varese.
Alla fine di un percorso che ha già assestato duri colpi e ormai in campagna elettorale, la maggioranza regionale ha agito ora “di sponda” – tra l’altro appena prima dell’imminente discussione di una nuova legge sui Parchi in Commissione Ambiente – attraverso la legge urbanistica, forse pensando che così nessuno se ne sarebbe accorto.
Invece la reazione è stata forte anche fuori dal Consiglio: si sono raccolte migliaia di firme illustri su documenti molto preoccupati e si annunciano ordini del giorno, manifestazioni nei comuni e mobilitazione della società civile. E da martedì ci prepariamo a dare battaglia in Aula.
Perché questo provvedimento “ammazzaparchi” grida davvero vendetta. E ci tocca rilevare che non c’è limite al peggio: manca il più elementare rispetto delle regole, delle competenze, degli iter, dei ruoli. Ogni logica istituzionale viene travisata e utilizzata per assecondare gli interessi forti che la Regione rappresenta.