Seduta del 20/12/2005
Arg. n. 5 – ODG – PDL n. 103: “Legge finanziaria 2006”.
Arg. n. 6 – ODG – PDL n. 104: “Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2006 e bilancio pluriennale 2006/2008 a legislazione vigente e programmatico”.
Vale anche per me l’osservazione di partenza di Benigni: noi abbiamo attribuito alla discussione sul bilancio una straordinaria importanza e quindi procedo anch’io puntualmente a riportare alcune osservazioni che se anche non fossero ascoltate adeguatamente, verranno consegnate alla discussione e alla verbalizzazione, dato che istituzionalmente il nostro compito non si chiude nel breve periodo di intervento all’interno dell’aula.
Io vorrei partire sostanzialmente da tre osservazioni di carattere generale sul bilancio che abbiamo esaminato in questo ultimo mese, anche nell’attività di Commissione dove è registrata con una presenza a nostro giudizio inadeguata dei responsabili politici, degli attori protagonisti del bilancio, che sono gli Assessori di competenza. Ci troviamo di fronte a un bilancio carente in quanto a trasparenza (dirò poi quali sono le osservazioni più delicate a riguardo),un bilancio di non facile lettura soprattutto nella progressione e nel confronto con la serie storica, perché le modifiche dei livelli di aggregazione stabilite nell’ultimo anno consentono di risalire a tutta la sequenza storica con una certa difficoltà. Questo non esclude, però, che abbiamo potuto apprezzare o addirittura criticare pesantemente alcune cadute anche di linee di tendenza che in altri casi, parlo ad esempio per le testimonianze di quelli che erano prima di noi in Consiglio, erano stati per certi versi anche apprezzati.
C’è una politica in totale continuità e un po’ stanca di fronte al declino della Lombardia che ci preoccupa e che ci impone invece di continuare a raccordarci con la gente in carne ed ossa che si rivolge ai propri rappresentanti proprio perché è peggiorata la loro condizione, le condizioni di vita che li riguardano. Non ci basta quindi, come fa la maggioranza, rintuzzare questa crescente insoddisfazione con un uso molto ampio, perfino esagerato, di propaganda da parte della Giunta e del Presidente in modo particolare. Formigoni continua a sostenere una versione dello stato della Lombardia che non corrisponde ai fatti e che anche nel bilancio in discussione viene imprudentemente accreditata.
Parto da una grande preoccupazione sulle linee di tendenza. C’è un aspetto strutturale che è il disavanzo crescente di bilancio, tra 2 miliardi di pregresso che sono evidenziati ampiamente e un disavanzo di 0,9 miliardi per il 2006, che potrebbero anche non preoccupare eccessivamente se non fossimo in una fase in cui la copertura anche attraverso mutui va incontro a una crescente esposizione per quanto riguarda gli interessi. Infatti gli interessi sul debito a livello internazionale, anche al nostro livello, a livello europeo, saranno sicuramente un problema degli anni a venire. Quindi, la copertura con mutui di questo crescente disavanzo è tutt’altro che aspetto lieve, tenuto conto poi del fatto che l’aumento della spesa che è da voi rilevato ampiamente deve tener conto di un rapporto con il Governo di cui voi siete non solo i sostenitori ma che ampiamente rappresenta la stessa coalizione politica che è al governo della Lombardia, che imporrà tagli con la finanziaria che esporranno ulteriormente negli anni a venire la situazione che qui è stata da noi esaminata.
C’è poi un terzo punto preoccupante. Ci sembra che anche in Lombardia si faccia per certi versi ricorso ad una modalità di “finanza creativa” che andrebbe più ampiamente analizzata. C’è uno spostamento da una spesa corrente alla spesa in conto capitale che avviene attraverso le società come Finlombarda, Infrastrutture spa e la stessa Ferrovie Nord Milano, che abbandonano la loro mission tradizionale e quella iniziale e diventano nei fatti stazioni appaltanti e protagoniste di una gestione o di un rapporto con il mercato dei servizi che non era assolutamente nella loro funzione iniziale. Perché questo ci preoccupa? Ci preoccupa che davvero la trasparenza del bilancio ne abbia tutto da perdere, perché la parte rilevante di gestione da parte della Regione dell’erogazione di servizi essenziali o di alcuni diritti che sono tipica per la prerogativa del pubblico, scompare nei meandri del rapporto con il project financing e con l’intervento diretto dei privati.
Ci sembra questa un’inclinazione non casuale, che fa parte di un’impostazione complessiva del bilancio della Lombardia che sposta sensibilmente risorse dal pubblico al privato e non solo nella gestione, ma anche nei benefici che il privato ne trae complessivamente. Io credo che allora la speranza ampiamente inseguita qui dal Presidente, ma auspicata da tutta la coalizione di maggioranza, che il federalismo fiscale, la devolution, concorrono ad annullare l’esposizione della Regione significa voler ridurre il contributo al fondo nazionale per solidarietà.Ma non vi rendete conto che invece si tratta della crisi del modello di spostamento verso il privato e quindi dell’assorbimento di spesa e di esposizioni che sono al di sopra anche delle vostre aspettative? Il bilancio della Regione Lombardia, per carità, ancora non è in crisi profonda, ma le linee di tendenza sono estremamente preoccupanti e se dovessimo stare a bocce ferme e alle condizioni, ad esempio, che noi ci auguriamo si prospetteranno dopo la respinta del referendum sulla Costituzione modificata che è stata invece sostenuta politicamente da voi, il bilancio della Lombardia potrebbe incorrere in difficoltà di gestione tutt’altro che irrilevanti.
Vengo adesso invece alla valutazione dei capitoli così come voi ce li avete dati,consegnati ed esposti. Quindi passo da una linea di tendenza che ho descritto come estremamente preoccupante alle carenze più pesanti che abbiamo potuto rilevare nella gestione della crisi lombarda. Be’, non c’è il lavoro! Il lavoro passa nel 2003 da una quota di bilancio dello 0,7% ( lo sforzo che abbiamo fatto è di aggregare tutte le voci in questa direzione) allo 0,10% del 2006; assolutamente inadeguato rispetto al dramma e alla crisi industriale e occupazionale della Lombardia. Posso dire addirittura che alcuni aspetti sembrano quasi provocatori: cioè 50 mila euro, il costo di un monolocale in Brianza, per la sicurezza del lavoro ci sembra o uno svarione o una autentica provocazione: a confronto, ad esempio, di 14 volte tanto è la posta che è stata messa sugli oratori. Quindi consentitemi un po’ di imbarazzare questo incidente.
C’è un aspetto poi che preoccupa in particolare chi si occupa della crisi delle grandi imprese: per la competitività passiamo progressivamente in quattro anni dal 3,58% all’1,22%. E per l’altro aspetto sotto osservazione in questo periodo, la mobilità, il traffico e l’inquinamento conseguente, noi abbiamo registrato una quota di bilancio ferma al 6%, di cui i due terzi vengono spesi in un crescente impegno nel trasporto su gomma e in un’assoluta dimenticanza per quanto riguarda la questione dell’intermodalità.
Voi passate per l’intermodalità da una quota del 9,58% di tutta la spesa per mobilità a una quota che nel 2007 diventa di soli 3,87%. Io non vi faccio perdere tempo, ma a confronto ad esempio del dibattito che si è aperto sulla TAV e sulla linea di comunicazione da Kiev a Lisbona, l’atteggiamento della Lombardia è di pensare evidentemente ad altro e di tenersene fuori come se non la riguardasse.
Vengo adesso a due questioni che a noi stanno particolarmente a cuore. Sull’edilizia sociale per quanto riguarda le politiche abitative la quota di bilancio è zero. Per quanto riguarda poi i nuovi alloggi, noi siamo di fronte soltanto a contributi in annualità passati alle famiglie, ma non si prospetta nessun intervento strutturale. Siamo in una situazione per cui ci sono 120 mila abitazioni di edilizia sociale, in quanto a fabbisogno rilevato, 400 mila doppie case e nessun intervento sul piano dell’edilizia! Cosa che, se venisse detta fuori da quest’aula, farebbe scoppiare un grave scandalo.
Vado avanti. Devo dire che di fronte a questo dimezzamento dell’intervento strutturale sulle politiche abitative ci preoccupa il fatto che la Regione Lombardia non risponda al fatto che il fondo sociale a sostegno degli affitti nella finanziaria nazionale è praticamente decimato. Cosa succede allora alle famiglie giovani che vorranno casa in Lombardia?
E poi, c’è su tutta la questione della sanità un elemento che vorremmo riportare qui come, tutto sommato (uso un eufemismo) un po’ inquietante. Le prestazioni ambulatoriali e diagnostiche in Lombardia sono passate nell’ultimo anno da 67 mila a 130 mila e l’aumento di queste prestazioni per il 78% è in carico ai privati e, lo dite voi, dato che faccio parte della Commissione sanità,dove i dati vengono forniti, l’aumento di spesa a carico delle famiglie della Lombardia è del 12%. Be’, insomma, queste famiglie hanno finanziato una grande esplosione di privato.
Il bilancio ci fa leggere queste cose perché il vostro bilancio ha un taglio politico che non possiamo passare sotto silenzio. Chiudo mettendo in evidenza un aspetto emblematico su cui voi sapete che abbiamo aperto in questi giorni una battaglia esplicita. Questo aspetto riguarda la funzione della Giunta Lombarda nel suggerire alle Province e ai Comuni che hanno una loro autonomia al riguardo che tipo di gestione – pubblica o privata- devono adottare nell’erogare servizi essenziali come quello dell’acqua. Questa cosa è a nostro giudizio perlomeno inopportuna ma probabilmente addirittura nemmeno aderente ai principi costituzionali. Che c’entra, ad esempio,che la Regione Lombardia fornisca all’ ATO di Cremona la consulenza coi nostri soldi di Infrastrutture S.p.A. a patto che l’ATO stessa. rinunci alla gestione in house?Non è invece una pressione politica fatta con i soldi di tutti i cittadini perché l’acqua venga privatizzata? Ma non esiste una cosa così in tutta Italia! Si dà chiavi in mano la consulenza anche con i miei soldi solo a patto che la gestione di un ente autonomo diventi una gestione mista privato – pubblico. Io credo che non sia nemmeno sostenibile dal punto di vista della correttezza legale e credo che bisogna rivedere le poste di bilancio anche da questo punto di vista. La dotazione di Infrastrutture S.p.A. e di Finlombarda, almeno per questo aspetto che non è di poco conto, va rivista, altrimenti noi la impugneremmo anche sul piano legale.
Un’ultima valutazione fortemente politica. Voi sapete che cosa rappresenta la questione del buono scuola. Non l’abbiamo fin qui esaminata sotto il profilo della quantità, perciò provo a darvi alcune cifre. Un milione 51 mila studenti sono in Lombardia, di questi solo 85 mila 151 stanno in scuole private: ebbene, di questi 85 mila 151 ben 63 mila e 20 sono beneficiari di buono scuola. Cioè ben il 73% di chi va alle scuole private può beneficiare del diritto allo studio che la Lombardia gentilmente gli mette a disposizione,mentre l’altro milione si cucca “niente meno” che 4,2 milioni di euro a fronte dei 40 milioni degli altri. E cioè, chi va alle scuole private mediamente riceve 667 euro, mentre chi va alle scuole pubbliche mediamente riceve 5,98 euro, be’ ammettete che questa cosa è un po’ scandalosa ! E’ così: anche io pago il buono scuola erogato dalla Regione con una legge che decide di devolverlo praticamente solo alle scuole private e di privilegiare così famiglie che stanno in fasce di reddito per il 66% dai 35 mila ai 68 mila euro all’anno. Se volete continuare a sostenere questa vergogna che ammantate di libertà di scelta sappiate che avete non solo il voto contro nostro al bilancio, ma subirete un’azione progressiva di tutta l’opposizione che vi chiederà di abbandonare un criterio così iniquo dell’uso dei fondi e dei soldi pubblici che vanno ancora sotto il titolo improvvido di diritto allo studio.
Seduta del 20/12/2005
Arg. n. 5 – ODG – PDL n. 103: “Legge finanziaria 2006”.
Arg. n. 6 – ODG – PDL n. 104: “Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2006 e bilancio pluriennale 2006/2008 a legislazione vigente e programmatico”.
ODG 181-182-183-184-185
Illustro diversi emendamenti. Facciamo riferimento alle valutazioni sia dell’Agenzia per la protezione ambientale americana che a quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per applicare il principio di cautela e di minimizzazione dell’esposizione anche nel caso dell’inquinamento elettromagnetico.
La nostra richiesta è che la Giunta venga impegnata a finanziare accordi di programma con i soggetti gestori sia per la delocalizzazione che per l’interramento di tratti di elettrodotti che attraversano le zone residenziali. L’emendamento 182 è invece legato alla erogazione del buono scuola: io chiedo l’attenzione dell’Assessore,sul fatto che la valutazione dei parametri selettivi esclude di fatto la possibilità di sostegno alle famiglie che scelgono l’istruzione pubblica. Denuncio il fatto che l’erogazione del buono scuola comporta 40 milioni di euro attivati per il 92,3% nelle scuole private e la residualità di 400 milioni di euro soltanto per il diritto allo studio tout court. Nell’annualità, tra l’altro, 2004/2005 il numero di famiglie che hanno beneficiato di queste quote non solo è sensibilmente cresciuto (quindi dal 2002 ad oggi abbiamo avuto un aumento del 24% di erogazione verso le famiglie) quanto, e questo è l’altro aspetto che ci preoccupa, la quota procapite è di circa 100 volte superiore per gli istituti privati rispetto invece alla destinazione per il sostegno al diritto allo studio nella scuola pubblica.
Considerati questi fatti, noi invitiamo la Giunta a promuovere un riordino generale degli interventi per il diritto allo studio e a trasferire questa quota assegnata in bilancio dal capitolo relativo ai contributi alle famiglie a quello relativo all’attuazione per il diritto allo studio dei Comuni.
Per quanto riguarda successivamente l’emendamento 183, noi abbiamo valutato come le risorse destinate alla politica per la casa e per la realizzazione dei piani e dei progetti contenuti negli strumenti di programmazione di settore siano assolutamente inadeguati, soprattutto per le situazioni con riferimento alle case con canone sociale. Chiediamo in questo senso di attribuire una quota rilevante dell’assegnazione alle situazioni dove si è verificato un aumento dei prezzi di vendita al metro quadro superiore al valore di 1893 euro, che era fissato nel ’95 per i Comuni capoluoghi lombardi.
Nel caso, da ultimo, della situazione che fa riferimento all’area generale di spesa numero 6, quella per l’ambiente, il territorio e le infrastrutture, noi interveniamo sulla questione della produzione dei rifiuti di 4 milioni di tonnellate all’anno e di 1,24 chilogrammi al giorno procapite, con una tendenza in continuo aumento, impegnando la Giunta a finanziare la riduzione della produzione dei rifiuti e l’incremento della raccolta differenziata e del riciclaggio finalizzato al recupero di materie prime.
C’è un’ultima, mi sembra, nostra ragionevolissima proposta che riguarda sempre l’area generale di spesa numero 6 e fa riferimento alla installazione di pannelli solari e di tetti fotovoltaici e al contenimento dei consumi energetici nei settori produttivi.
Facendo riferimento al fondo previsto dalla legge regionale 26, riteniamo ormai improcrastinabile il raggiungimento di una soglia di consumo medio di elettricità inferiore ai 4 mila 600 kilowatt ora e la diffusione di sistemi che non producono anidride carbonica come principale responsabile di effetto serra. Quindi chiediamo che ci sia da parte della Regione un intervento di calmierazione dei costi energetici per uso civile che gravano sulle famiglie ed un consistente sostegno alla ricerca tecnologica.
Seduta del 20/12/2005
Arg. n. 5 – ODG – PDL n. 103: “Legge finanziaria 2006”.
Arg. n. 6 – ODG – PDL n. 104: “Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2006 e bilancio pluriennale 2006/2008 a legislazione vigente e programmatico”.
ODG 205
L’economia lombarda è in grave affanno e gli indici di regressione dell’attività produttiva preoccupano tutti noi, perché la qualità del lavoro e la sua stabilità sono messi fortemente in discussione. Abbiamo valutato come tutti gli sforzi finanziari del sistema produttivo regionale per attivare investimenti si stiano rivelando del tutto insufficienti: manca una politica industriale, manca una politica del lavoro.
Nel bilancio del 2006 le risorse stanziate per la competitività non indicano compiutamente né i settori, né i progetti su cui investire. Il lavoro in questa finanziaria intercetta una quota decrescente di bilancio che non fa ben sperare sulla possibilità di intervenire in maniera risolutiva.
Noi riteniamo necessario che ci si faccia carico di una politica industriale e che si realizzi un investimento significativo nei settori di eccellenza .In modo particolare ci si deve muovere verso prodotti ad alta desiderabilità sia sociale che ambientale, che possono innovare, stimolare e riattivare anche l’industria manifatturiera che oggi è in crisi.
Per produrre una discontinuità con l’impostazione attuale e per investire in lavoro stabile e qualificato, sostenendo il suo consolidamento e dando risorse a garanzia del reddito sociale, noi impegniamo la Giunta a costituire sia una Commissione consiliare speciale di valutazione istruttoria dei progetti di reindustrializzazione che rispondono alle aree di crisi e che si insedierebbero in zone ad alta intensità manifatturiera come Arese e Nervino, sia a identificare nel bilancio dei capitoli specifici per risorse adeguate per realizzare i progetti come quelli per il reddito sociale o per la riqualificazione del lavoro che abbiamo ampiamente illustrato.
Da ultimo, riteniamo indispensabile fornire risorse per attivare un tavolo che sia efficace per esaminare e discutere la soluzione delle crisi aziendali che attanagliano la nostra Regione.
Seduta del 21/12/2005
Arg. n. 5 – ODG – Progetto di Legge n. 49/91:
“Servizio civile in Lombardia”
Dato che normalmente procediamo per voti di maggioranza, questa volta non mancherò di apprezzare il risultato di questa legge e sottoporre a tutti la riflessione di un percorso condiviso e costruito con diversi apporti di tutti gli schieramenti, che adesso non andrebbe assolutamente snaturata al voto conclusivo. Quindi è anche un invito il mio perché l’ordine del giorno della Consigliera Fatuzzo venga ritirato e che la questione da lei sostenuta della cittadinanza attiva e del Servizio volontario degli venga affrontata altrove e discussa al più presto all’interno della Commissione, magari con lo stesso atteggiamento unitario che c’è stato rispetto al progetto sul Servizio civile.Io quindi voterò a favore non senza prima chiedere, se fosse possibile, ancora una modifica con l’emendamento che noi abbiamo sostenuto sull’articolo 8, che riguarda l’apertura verso gli immigrati con permesso di soggiorno e verso i carcerati. Se questa richiesta, su cui ancora insisteremo, non venisse accolta, non verrebbe pregiudicato però il nostro voto positivo sulla legge.
Seduta del 21/12/2005
Mozione n. 95, in data 20 dicembre 2005, a firma dei Consiglieri Maullu, Valentini, Puccitelli, Lucchini, Rossoni, Zanello, Cè, Galli, Boni, Sala, Alboni e Prosperini, di solidarietà all’europarlamentare Mario Borghezio.
Abbinata a:
Mozione n. 96, in data 20 dicembre 2005, a firma dei Consiglieri Agostinelli, Squassina Osvaldo, Muhlbauer, Zamponi, Monguzzi, Saponaro, Storti, Fatuzzo, Sarfatti, Squassina Arturo e Tosi, di solidarietà all’europarlamentare Mario Borghezio).
La mia è una dichiarazione di voto e, nello stesso tempo, un invito ad utilizzare questo dibattito per fare giustizia di giudizi e di affermazioni, che in un certo qual modo hanno attraversato anche questo Consiglio e che meritano quindi una valutazione complessiva. È fuor di dubbio che il mio Gruppo, ma credo sia una necessità di tutti, condanna l’aggressione e lo fa con le stesse parole che sono state formulate da chi ha presentato prima di noi la mozione.
Noi ci siamo trovati una mozione sul tavolo ed abbiamo – proprio anche sistematicamente – ripreso nella nostra mozione le stesse parole per sgombrare il campo sul giudizio rispetto all’aggressione subita. L’utilizzo della condanna, che condividiamo, deve avere due obiettivi: uno, di registrare, se è possibile, l’unanimità del Consiglio; l’altro, di non introdurre surrettiziamente giudizi o valutazioni che non appartengono né all’incidente né alle prerogative per cui è stato convocato questo Consiglio.Dire cioè, come fa la mozione di maggioranza,che la TAV e l’attraversamento della Valle Susa sono un fatto buono, non solo non compete a questa riunione del Consiglio ma impedisce a noi di prendere una posizione unanime, che invece vorremmo adottare.
La seconda questione: si dà un giudizio sull’operato del Governo, che – insisto – non va assolutamente abbinato con la preoccupazione e la riprovazione riguardo all’aggressione ad un rappresentante eletto democraticamente.Il nostro invito allora è a riflettere se non valga la pena di trovare l’unanimità sulla formulazione della nostra proposta, che è limpida, non introduce giudizi ulteriori, consente a questo Consiglio di uscirne con forza e limpidamente.
Vi prego di riflettere ulteriormente sulla valutazione che vi sottopongo adesso: c’è stato un giudizio inaccettabile dell’Assessore Boni, che riguarda Luciano Muhlbauer che siede in Consiglio nel nostro gruppo. Non è compito solo mio, è compito del Consiglio affermare che è inammissibile che si dica che “si tollera la presenza tra di noi di Luciano Muhlbauer” (lo potete leggere dappertutto nelle dichiarazioni di Boni) quando il Consigliere si è speso per evitare l’aggressione e ha ricevuto sputi per impedire che degenerasse la manifestazione.
Vi chiedo che i giudizio di Boni venga censurato e rimosso.
La mia richiesta è che questo Consiglio cancelli l’ affermazione dell’ Assessore Boni che tollera un rappresentante, non solo eletto democraticamente ma irreprensibile nei suoi comportamenti.
N.B. Il Consiglio accetterà la mozione presentata da Rifondazione Comunista e cancellerà l’ affermazione grave di Boni.
Seduta del 1/12/2005
Arg. FODG – Proposta di referendum n. 1:
“Richiesta, ai sensi dell’articolo 138, comma secondo, della Costituzione, di sottoposizione a referendum popolare della legge costituzionale ‘Modifiche alla parte seconda della Costituzione’, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, serie generale, del 18 novembre 2005, n. 269”
Io ho evitato un intervento in anticipo, perché, condividendo le posizioni espresse dagli interventi di Sarfatti, di Zamponi, di Pizzetti ritengo e ritenevo molto importante aspettare queste conclusioni. Viene rafforzata dalle conclusioni del Presidente Formigoni una mia valutazione preoccupata sull’atto che stiamo compiendo.Voi sapete che il Gruppo di Rifondazione Comunista ha detto in Commissione ed ha confermato qui di essere tra i sostenitori della richiesta di referendum, e quindi io approverò la decisione che stiamo prendendo. Ma voglio chiarire che se ci sono intenzioni per utilizzare l’enorme apparato che è messo a disposizione dall’Istituzione regionale per “operazioni verità” che non sono assolutamente condivisibili, ed avete sentito tutti quali sono le posizioni della maggioranza, noi potremmo davvero incorrere in qualcosa che ha poco a che fare con la richiesta che oggi approviamo. Voto a favore chiedendo però al Presidente Formigoni di farsi garante di un’operazione di assoluto equilibrio per quanto riguarda le energie, i finanziamenti e le risorse che le istituzioni metteranno in campo. Voi sapete che, da questo punto di vista, i precedenti non sono confortanti e questo è un problema di fronte a cui io avevo già sollevato anche in dichiarazione una serie di perplessità, che oggi mi sono state per certo verso confermate.
Sul piano della correttezza istituzionale, dato che noi chiediamo insieme il referendum, non si può continuare a pensare che il piano regionale di sviluppo approvato solo dalla maggioranza possa dare per scontata e accreditare l’accelerazione devolutiva che noi cercheremo di battere invece con il referendum popolare.
Seduta del 1/12/2005
Argomento FODG – Proposta di deliberazione consiliare:
“Convalida della elezione dei Consiglieri regionali della VIII legislatura, d’iniziativa della Giunta delle elezioni. (ORG/0011)”.
Rifondazione Comunista vota contro ed è chiarissimo a noi che non c’è assolutamente vincolo di coalizione in Commissione di garanzia. Anzi, proprio perché si tratta di una Commissione di garanzia è la trasparenza l’aspetto decisivo. C’è stata trasparenza nel lavoro della Commissione ed il nostro membro, Squassina, ha informato continuamente il Gruppo ed ha dato al Gruppo motivi per un comportamento che ha a che fare davvero con una libertà di giudizio, che non richiama minimamente – e non capisco perché è stato fatto questo riferimento – la messa in discussione della Presidenza di questa Commissione. Anzi, io rinnovo non solo tutta la fiducia e la stima del gruppo ma anche la speranza che continui a guidare con la stessa misura la Commissione anche in futuro.
Voglio comunque dire che per noi è molto importante che il Consiglio prenda atto che quando esistono posizioni diverse su questioni che riguardano l’etica pubblica, queste posizioni non vengano fatte rifluire in considerazioni burocratiche che riguardano la disciplina di maggioranza e minoranza.
Faccio coincidere la mia valutazione con quella che ha espresso qui prima il Presidente Sarfatti: le ragioni della nostra contrarietà riguardano il fatto che già all’atto della presentazione della candidatura i titoli per l’eleggibilità non erano stati fino in fondo chiariti ed, anzi, i dubbi che erano stati avanzati,rendevano ancora più opportuno il ricorso all’eleggibilità del consigliere attraverso il “listino”.