CRONACHE DAL SOCIAL FORUM DI BAMAKO – 1
Mario Agostinelli Gennaio 2006
Ora che anche temporalmente si è ripristinata la tradizionale simmetria tra eventi contemporanei e contrapposti – Davos, la riunione dei potenti padroni del pianeta, e Caracas, la sede principale del Forum Mondiale del 2006, dove i movimenti sociali e popolari portano la loro critica alla globalizzazione ingiusta e avanzano le loro proposte alternative è sarè piè facile introdurre anche i lettori occasionali di queste note allèevento rilevantissimo che ha anticipato il confronto tra due idee diverse dello sviluppo e del futuro e che si è svolto a Bamako, Africa, capitale del Mali, uno stato della cui esistenza ha sentito parlare solo un Italiano su venti.
Con una felice intuizione il movimento di Porto Alegre ha deciso di riconvocarsi questèanno in tre continenti contemporaneamente : Africa (Bamako), America Latina (Caracas), Asia (Karachi). Cosiè, in attesa del Forum mondiale 2007 in Kenia, giè nel 2006 lèAfrica coi i suoi movimenti si affaccia al confronto con la globalizzazione che la sta cancellando.
Si è trattato di una scommessa riuscita, dopo lèenorme successo della trasferta indiana a Mumbay del 2004, che ha creato unèattenzione su temi propriamente africani che mancava totalmente alla riflessione di un movimento che si pretende globale: Mi sembra un fatto cosè nuovo e lungimirante da proporre una cronaca e qualche considerazione anche in questa parte del mondo e della provincia italiana a volte rinchiusa su se stessa.
Innanzitutto il contesto in cui si è svolto lèincontro: il Mali.
Ex colonia francese grande tre volte lèItalia, vive contraddizioni enormi, segnate dalla spaventosa miseria e dalla sua grande tradizione culturale e civile: lèultimo rapporto dellèONU condanna il Mali al quartultimo posto tra i bassifondi del pianeta : un bambino su cinque non raggiunge i cinque anni, cèè un medico ogni sedicimila abitanti, il 68% della popolazione prova a vivere con meno di un euro al giorno.Ma la povertè ha sempre convissuto con grandi tradizioni di partecipazione e democrazia e con un Islam moderato e secolare. Le popolazioni del Mali sono almeno 10 di diversa etnia e con diversi linguaggi, ma hanno sempre convissuto ed hanno dato esempio a tutto il continente africano di tolleranza .Lè85% della popolazione è mussulmana ma nessuno nega spazi a cristiani ed animisti. Nè il governo ha mai imposto leggi islamiche ed anzi difende la laicitè dello stato. Le popolazioni del Mali sono almeno 10 di diversa etnia e con diversi linguaggi, ma hanno sempre convissuto ed hanno dato esempio a tutto il continente africano di tolleranza Il paese è ricco di oro ed era il principale esportatore mondiale di cotone, finchè lo strangolamento del debito non lèha costretto a privatizzare e a mettere sul mercato persino la risorsa acqua, fornita con maestosa imponenza dal Niger che lo attraversa.
Oggi è in corso una nuova fase di colonizzazione : il commercio cinese lo tocchi con mano e lo vedi nel rimpiazzo di tutti gli arnesi della tradizione di questo paese, dai secchi di plastica e dai catini di ferro dipinto e smaltato al posto delle calebasse, le grandi zucche svuotate che stavano sulla testa delle bellissime donne maliane, alle coperte di bruttissimo tessuto sintetico, ai motorini è Royal è fatti a Shangai , alle poche lampade dove cèè la corrente elettrica. Le multinazionali come Nestlè Maggi o Danone impongono abitudini alimentari e si rivolgono alla borghesia meno indigente per il latte e il caffè condensato, i dadi, i succhi, lèacqua minerale e gli alimenti condensati che si acquistano fuori dagli onnipresenti coloratissimi mercati allèaperto. La distribuzione dellèacqua e dellèenergia è in mano a capitale europeo, le telecomunicazioni a capitale statunitense e arabo. Il sostegno finanziario degli integralisti (Sauditi e Mauritani) si concretizza nellèaiuto diretto alle popolazioni miserrime che si raccolgono nelle moschee nel restauro dei monumenti sacri di fango famosi nel mondo, con lèevidente intenzione di diffondere lèintegralismo di origine wahabbita.
La societè democratica del Mali è una realtè sorprendente, viva, diffusa anche nei villaggi piè sperduti, che hanno una tradizione storica di partecipazione codificata, estremamente sofisticata. Il Mali poi ha bandito la guerra ed ha pacificato etnie in conflitto secolare, come i Tuareg. o i Mandingo o i Dogon, a noi noti attraverso i fumetti esotici della nostra infanzia.
Capiamo cosiè la ragione profonda della convocazione del Forum Sociale Mondiale policentrico a Bamako : si tratta dellè indicazione di una via per tutta lèAfrica e di un punto di riferimento per la ricostruzione, questa volta dal basso e a cominciare dai popoli, dello è spirito di Bandung è richiamato nella giornata di inaugurazione del Forum, quando nel lontano 1955 i paesi africani e i loro leader democratici davano vita allèutopia dei paesi non allineati, quelli di Tito, Nehru e Lumunba, stritolati prima dalla guerra fredda e annientati poi dalla globalizzazione liberista tuttora in corso.
Sembra che la convocazione del Forum abbia creato molte attese a Bamako, la capitale,non solo nel ceto medio che legge i giornali, ma anche nei quartieri popolari dove si ascoltano radio pettegole e pirotecniche e si guarda una televisione molto burocratica, che rilanciano continuamente interviste di locali e di è altermondialisti è del Nord seguiti con estrema simpatia e curiositè. Sembra che qui vadano per la maggiore Del Piero e Gattuso è un mastino, mi dice un ragazzo che vende compact disc di meravigliosa musica maliana – le cui maglie si mescolano tra i caffettani e i turbanti illuminati da un caldo sole.