Lèenergia è responsabile dei processi vitali: senza di essa ogni essere vivente cesserebbe di crescere, ordinarsi, evolversi, muoversi, produrre, consumare, pensare, comunicare. Non solo le trasformazioni materiali, ma la vita stessa e lèesistenza, la vitalitè e la creativitè di una societè dipendono dalla disponibilitè di energia.
Energia è ciè che muove: puè definirsi come la causa primaria di ogni trasformazione, una èsostanzaè che si conserva, ma che quando è allèopera si degrada, consumando la sua potenzialitè originaria di utilizzo e contribuendo alla crescita di disordine nel mondo naturale.
Quanto piè velocemente hanno luogo i processi di trasformazione tanto maggiori sono gli effetti sullèambiente e sul clima del pianeta. Essi sono tanto piè devastanti se i processi naturali con cui interagiscono non hanno il tempo di adattarvisi per porvi rimedio. I tempi di scala dei processi naturali, sia geofisici che biologici, sono infatti molto piè lenti di quelli connessi alle attivitè umane di sfruttamento delle risorse.
Tutti gli esseri viventi, sia i vegetali che gli animali e lèuomo, attingono dallèambiente lèenergia e le sostanze necessarie al loro metabolismo. Ma lo fanno in modi diversi e complementari: i vegetali attingono direttamente allèenergia radiante dal sole; gli animali traggono lèenergia, oltre che dal sole, dalla materia che assumono sotto forma di alimenti; lèuomo aggiunge il prelievo di energia necessario a produrre con le tecnologie conosciute tutti gli strumenti di cui si circonda, che costituiscono la èprotesiè in evoluzione del proprio corpo e lèossatura della societè dei consumi.
Gli esseri viventi sono in grado di muoversi in direzione opposta al processo entropico perchè dallèambiente circostante assorbono, principalmente nutrendosi, energia libera, la cui fonte primaria è il sole. La specie umana ha imparato ad utilizzare energia libera anche dai èserbatoiè che il sole in milioni di anni ha accumulato nelle viscere della terra come energie fossili o che è liberabile con processi di fissione nucleare della materia. Quando gli uomini liberano e consumano voracemente energia da questi serbatoi concentrati, non solo li esauriscono togliendoli ai loro figli e nipoti, ma scuotono lèequilibrio naturale raggiunto lentamente in milioni di anni e accelerano la crescita di inquinamento, disordine e insostenibilitè che rende impossibile la vita e il suo prolungarsi nel tempo per altre generazioni.
Vista sotto punti di vista cosè complessi e interdipendenti, la questione dellèenergia, come quella dellèacqua, assume un aspetto centrale nello sviluppo della civiltè, nella salvaguardia della natura, nellèaffrontare i cambiamenti climatici. Entrambe sono risorse finite, degradabili, in via di privatizzazione e di espropriazione. Entrambe rischiano di divenire, da beni comuni, prodotti di mercato rubati alla collettivitè.
Eè ormai necessario e urgente un mutamento del paradigma energetico che ha dominato la societè industriale e che ispira la societè dei consumi.
Terra, aria, acqua e fuoco, i quattro elementi individuati da Empedocle per spiegare il mondo in cui viviamo, sono tra loro interconnessi in una attualissima rappresentazione. Eppure il quarto di essi è lèenergia è viene oggi consumato cosè dissennatamente, con la combustione dei combustibili fossili, da pregiudicare lèintegritè degli altri tre ai fini della vita futura. Ancor prima dellèeventuale esaurimento della fonte solare da cui è provenuto e proviene il flusso di energia indispensabile per il pianeta, lèinquinamento e il deterioramento naturale potrebbero diventare cosè alti da pregiudicare lèesistenza della biosfera. In particolare, il rilascio condensato in pochi decenni di anidride carbonica accumulata in milioni di anni nelle viscere della terra rischia di provocare un aumento della temperatura insostenibile con effetti climatici disastrosi.
Siamo giunti, per ragioni non solo dipendenti dallèesaurimento naturale è è ormai stato raggiunto lèapice della curva di Hubber, ossia quel punto oltre il quale la quantitè di petrolio disponibile sarè sempre minore e lèestrazione del petrolio si farè piè ardua e costosa è alla fine dellèera dei combustibili fossili e allèimpossibilitè di protrarre il loro consumo intensivo per piè di qualche generazione. Ma non ce ne vogliamo accorgere nè ci volgiamo rassegnare. Anzi, la spirale di violenza collegata con la lotta per il controllo delle risorse si è fatta piè terrificante quanto piè il nostro modello di sviluppo e consumo è stato esasperato ed orientato solo alla parte piè privilegiata del pianeta. Paradossalmente potrebbe essere proprio la guerra preventiva ed infinita scatenata dallèamministrazione americana a portare alle stelle i prezzi e a costringere le economie piè voraci ad accelerare il passaggio ad un nuovo paradigma energetico.
Di fronte a questo scenario, anche a prescindere dallèeffetto serra che potrebbe far precipitare ulteriormente i tempi, si pone lèurgenza di passare alle energie rinnovabili prima che le altre fonti si esauriscano. Ma questo non basta: la veritè è che non ci sono abbastanza risorse per il nostro modello di consumo esteso allèintero pianeta e senza un rallentamento della crescita quantitativa ed una modifica profonda del sistema economico e produttivo èoccidentaleè, accompagnata da formidabili politiche energetiche di risparmio, non ci sarè nè equitè nè sicurezza nellèaccesso allèenergia.
Siamo di fronte ad un bene necessario al soddisfacimento di bisogni essenziali da cui quindi nessuna e nessuno puè essere escluso. Un bene per quale dovrebbe valere il principio della non rivalitè: lèutilizzo del bene da parte di una persona non diminuisce le possibilitè dèutilizzo da parte di unèaltra persona. Un bene comune, dunque del cui mantenimento siamo tutti responsabili. Eè venuto il tempo di pensare, come nel caso dellèacqua, ad un èContratto per il diritto allèenergiaè.
Un contratto mondiale per lèenergia dovrebbe aver lo scopo di:
1. Definire la disponibilitè energetica come bene comune da salvaguardare.
2. Garantire la conservazione delle risorse energetiche, in particolare di quelle non rinnovabili
3. Favorire la ricerca di tecnologie per lo sfruttamento decentrato (locale) delle energie rinnovabili e quindi la fruibilitè degli eventuali brevetti.
4. Incentivare l’autoproduzione energetica da fonti rinnovabili
5. Garantire il controllo pubblico sulla rete di distribuzione elettrica ed i principali impianti di produzione necessari alla stabilitè del sistema
6. Favorire lo studio e la diffusione di nuovi vettori energetici, come lèidrogeno, per la mobilitè potenziando le modalitè di trasporto collettivo
Lèaffermazione di un modello economico ed energetico alternativo, fondato sul risparmio delle materie prime, su prodotti e sistemi a basso contenuto energetico e sulle fonti rinnovabili, presenti in maniera diffusa su tutto il pianeta e con il massimo della loro intensitè proprio laddove oggi non si consumano energie fossili, potrebbe garantire il diritto allèenergia per miliardi di uomini e donne e ridurrebbe lèinquinamento dellèaria con enormi vantaggi per la salute di tutti. Ciè implica che vengano diffuse e rese accessibili le tecnologie e che in questo campo siano sostenute la ricerca e lèinnovazione, investendo risorse finanziarie ed umane oggi dedicate alla guerra.
Questo passaggio costa, e non avviene da solo. Tanti sono i meccanismi che possono essere messi in campo per favorire il mercato dellèenergia pulita, ma non si puè sfuggire alla necessitè di ribadire la prioritè della politica sul mercato, in opposizione ai processi della globalizzazione liberista.
Le ragioni della pace, del dialogo e della collaborazione tra i popoli, della salvezza dellèambiente, della lotta alla povertè impongono la svolta.
In buona sostanza, un altro mondo è possibile se si va ad un mutamento dellèattuale paradigma energetico. Non si tratta di un passaggio indolore, che puè avvenire solo in un rapporto di continuitè tra un ripensamento necessario dei propri stili di vita e un profondo riorientamento della politica e dellèeconomia. Per chi invece ritiene che il modello di consumo dellèOccidente non sia ènegoziabileè esiste solo una prospettiva di negazione delle speranze per le future generazioni e di conflitto permanente con i Paesi oggi in via di sviluppo e perfino con i propri alleati in un futuro sempre piè prossimo.
Limitarsi alla denuncia degli scenari catastrofici incombenti al sistema attuale di ricorso alle risorse energetiche è insufficiente e persino pericoloso.
Lèunica via per uscire da questo vicolo cieco è aprire dunque un processo orientato verso uno sviluppo èsostenibileè, che si fonda necessariamente su 4 pilastri. In ordine di prioritè: le energie rinnovabili, il risparmio energetico, una piè equa distribuzione delle risorse e il rallentamento della crescita, fino , se fosse indispensabile, alla decrescita delle economie piè dissipative.
In definitiva, la trasformazione necessaria si puè condensare nellèimmagine di una generazione di energia da fonti rinnovabili localizzata e diffusa, inserita in un contesto di drastica riduzione dei consumi e di rallentamento della crescita. I vettori energetici in futuro sarebbero costituiti essenzialmente dallèelettricitè e dallèidrogeno, mentre le fonti fossili occuperebbero solo spazi di nicchia controllata per usi specialistici e insostituibili, soprattutto nella fase di transizione.
Un cambiamento è urgente e se ne è reso conto il movimento altermondialista che si è incontrato a Gennaio a Porto Alegre e che ha lanciato un èmanifesto per la salvaguardia del clima e per un mondo solareè. Si dovrebbe dar vita ad una rete nazionale, europea e internazionale sulle questioni energetico-ambientali, attraverso la proposizione in ogni Paese della piattaforma qui delineata per estendere, consolidare e collegare le mobilitazioni contro le scelte energetiche inquinanti e dipendenti dai combustibili fossili e dal nucleare ed attivare lotte per costruire una capacitè di proposta organica alternativa, articolata sul territorio, in grado di veicolare e far avanzare il nuovo modello energetico.