Dichiarazione di Mario Agostinelli,
capogruppo regionale del Prc
“Penso che un tema importante come quello del federalismo e dell’attuazione del Titolo V non possa essere affrontato in questo modo, in un Consiglio con i banchi di maggioranza semideserti e di fatto scavalcato dall’iniziativa esterna di Formigoni, di cui già leggiamo sulla stampa, segnando il passaggio per un ulteriore scadimento del ruolo e delle funzioni dell’assemblea elettiva lombarda”.
“Oggi il Presidente della Regione si presenta in Aula attenuando le proprie pretese rispetto agli ambiti di competenza. Domanda per il momento autonomia su giudici di pace, beni culturali e ambiente. Ma queste non sono comunque materie da poco. E allora, su che basi lo fa? Che meriti ha la Lombardia per decidere in maniera esclusiva, per esempio, in tema ambientale? Occorre una piattaforma su cui discutere, occorre ripartire dalle ragioni per cui si avanza la richiesta di poteri speciali.
Dal nostro punto di vista, non si può prescindere dalla sonora sconfitta della devolution al referendum costituzionale, come non si può prescindere da un orientamento perequativo che affianchi alla discussione sull’articolo 116 quella sull’articolo 119, che sappia garantire un’equa redistribuzione delle risorse tra le regioni e la soddisfazione, per tutti, dei bisogni essenziali. Ben altro approccio, insomma, rispetto a quello di Formigoni che motiva il trasferimento di poteri alla Regione con la necessità di estendere la sussidiarietà orizzontale, prefigurando una continuazione della stagione delle privatizzazioni.
Per quanto ci riguarda non vogliamo certo sottrarci al confronto, anzi, vogliamo indicare un terreno di proposta. Ed ecco, in tal senso, due possibilità concrete: l’autofinanziamento dei nuovi poteri attraverso il mantenimento in Lombardia delle risorse recuperate dall’evasione fiscale, che come noto è qui altissima; e la compartecipazione al gettito rispetto, per esempio, all’attuazione di provvedimenti anti-inquinamento.
Infine un’ultima questione. Si continua a parlare di federalismo regionale. Ma i Comuni? E le aree metropolitane? E le Province? Non sono anch’essi soggetti titolari di autonomia? Un federalismo vero dovrebbe partire dal basso, evitando il rischio di tradursi in un neocentralismo, e dovrebbe dar luogo a maggiore partecipazione, con il coinvolgimento effettivo degli enti locali, delle parti sociali e delle assemblee elettive, a partire proprio da questo Consiglio. Cosa che oggi, francamente, non vedo”.
Milano, 13 novembre 2006