Diario da Belem, 01
Mario Agostinelli
Belem è l’altra parte di Lisbona, l’unica città europea rivolta verso il sud del mondo. Ma è anche l’avamposto amazzonico più popolato, con i suoi grandi fiumi limacciosi che trasportano sabbie e materia organica del più grande e vitale polmone del pianeta. Basta girare tra i suoi due milioni di abitanti di ogni colore o accostarsi alle rive del Parà per sentirsi nel crocevia multiculturale più intenso del Brasile e nel punto più maestoso e fragile della biosfera. Qui sta nascendo la più formidabile opera di ricomposizione tra cultura europea, africana e indigena e si toccano con mano la distruzione della biodiversità, i danni ambientali e sociali delle immense dighe di Tocantins e Xingù, il cambiamento climatico in corso: siamo all’Equatore e il termometro durante il giorno non supera i 28 gradi!
Il Forum Sociale Mondiale ha deciso di ritrasferirsi quest’anno dall’Africa (Nairobi) al Brasile, ma questa volta non a Porto Alegre, ma ad un Brasile da sempre minore e da sempre conquistato, che ora si vuole liberare.
Dal 27 Gennaio al primo Febbraio migliaia di delegati provenienti da più di 2000 movimenti, popoli indigeni, sindacati, realtà della società civile e chiese si incontrano per dimostrare che un altro mondo è possibile. Si integrano ad essi più di 1500 organizzazioni indigene provenienti da 65 Paesi di tutto il mondo e, in particolare, dai sette paesi che sono lambiti dal Rio delle Amazzoni: sono loro a aprire la grande marcia del primo giorno e sono loro a tenere l’intera giornata del 28 con sessioni plenarie, seminari, workshop, cerimonie, spettacoli, danze, poesie.
In Italia la crisi della politica e della società (non solo dell’economia!) ha messo in secondo piano un evento di enorme portata: per la prima volta, ce lo dicevano il corrispondente latinoamericano dell’ANSA e del Sole 24 ore incontrati a Buenos Aires, i quotidiani nazionali più importanti non seguono direttamente con loro inviati i dibattiti di quella che definivano con timore, ai tempi della bandiera arcobaleno, la “seconda potenza mondiale”. Eppure, ci sono milioni di donne e uomini, organizzazioni, reti, sindacati in tutte le parti del mondo che lottano, con tutta la ricchezza della loro pluralità e diversità e con le loro proposte alternative, per liberare il lavoro e la natura dal giogo dei potenti, contro il liberismo, la guerra, il razzismo, il colonialismo, il patriarcato. E affrontano da anni crisi ed emergenze sociali, ambientali, economiche e finanziarie grazie all’autoorganizzazione popolare dal basso.
Per ascoltarli e dar loro spazio e potere nuovo arriveranno ben sei presidenti dell’America Latina, il continente più permeato dalla forza alternativa e partecipativa del movimento dei movimenti: Lula (Brasile), Correa (Equador), Lugo (Paraguay), Chavez (Venezuela), Morales (Bolivia) e “Cristina”, la prima presidente argentina che ha visitato Cuba. Seguiremo con attenzione la dialettica tra movimenti e istituzioni, che ha già provocato un sussulto di democrazia nel continente più drammaticamente militarizzato del mondo. Accanto al FSM si svolgerà infatti il Forum della Autorità Locali (FAL FALA), un confronto tra migliaia di sindaci e amministratori destinato ad essere strumento di integrazione che, in particolare per l’Africa e l’Amazzonia, ricerca soluzioni ai problemi della povertà e della distruzione delle risorse naturali delle regioni abbandonate e rapinate.
Le singole persone e, soprattutto, le organizzazioni di tutto il mondo possono partecipare collegandosi via Internet, Tv e Radio. E’ stato infatti costituito “Belem expanded” un territorio virtuale su cui interverranno quelli che non hanno avuto la fortuna o il tempo di viaggiare fino a qui. Radiopopolare e altri network alternativi saranno della partita. Per utilizzare questa possibilità si consiglia di visitare http://openfsm.net/projects/club-belemexpanded, un sito apposito che facilita le connessioni.
In concomitanza con i 2300 seminari workshops e assemblee annunciati, si stanno svolgendo altri cinque forum mondiali specialistici: istruzione, giudici, parlamentari, teologia della liberazione, scienze e democrazia.
Infine, sono stati creati fisicamente due punti emblematici di incontro: l’accampamento dei giovani, come nucleo di costruzione simbolica di riflessione resistenza e mobilitazione dei giovani e degli studenti di tutto il mondo per materializzare l’indicazione di un altro mondo possibile; le tende degli indios, dove si terranno tutte le principali manifestazioni culturali e si organizzeranno le occasioni definite “di convergenza”.
L’attesa e le speranze sono grandi e vale la pena di iniettarle anche nel mondo ricco e inspiegabilmente rancoroso da cui proveniamo.
A partire dalla manifestazione che si avvierà tra un ora, daremo un resoconto giornaliero delle conferme alle attese e del lievitare delle speranze.