Mario Agostinelli e Giovanni Carrosio
La politica energetica di questo governo per ora non esiste: eppure, senza che si apra alcun confronto pubblico su un tema cruciale per l’occupazione, il clima e la salute, l’esecutivo non si esime dal ricorrere a provvedimenti nascosti nelle pieghe di “maxiemendamenti”, per sostenere lobbie, ingarbugliare regolamenti di incentivazione, esaltare la propensione finanziaria della gestione dei monopolisti nazionali del settore. Così, senza alcun comunicato ufficiale di riscontro, in queste settimane ENEL ha contattato i broker internazionali e la congregazione dei JP Morgan, Barclays, Ubs, Cheuvreux, Bank of America, Merill Lynch, che ne hanno declassato il titolo. Colpa della crescita del prezzo del gas? Non credo, dato che nel 2010 il 64% della generazione termoelettrica ENEL nel perimetro nazionale è stato a carbone. In verità, la colpa è della discesa della produzione di elettricità dovuta alla crisi, perché al mercato non piace una riduzione e a questa finanza non interessa alcun cambio di paradigma e tanto meno la sostenibilità. Per JP Morgan il valore di una società è direttamente proporzionale alla sua capacità di fare utili, non certo alla diminuzione dell’impatto ambientale o al suo valore industriale. Perciò, bisogna produrre a basso prezzo (con il consenso del governo, per l’emergenza del gran freddo, ENEL ha fatto ripartire, non solo per lo stretto necessario, le centrali ad olio combustibile al posto del gas) e tagliare: sulla manutenzione programmata e sugli investimenti in particolare. E se poi si diversificasse per investire sulle rinnovabili, lo si fa solo su grandi concentramenti di impianti per far cassa con gli incentivi, dato che il famoso “governo dei tecnici” non ha uno straccio di politica industriale e allora…comanda il rating e il ritorno a breve.
A proposito di rinnovabili e di governo… Ancora novità sul famigerato articolo 65 del Decreto Liberalizzazioni. E’ stata cancellata la retroattività sugli impianti a terra ed eliminata l’equiparazione tra serre fotovoltaiche e impianti integrati. Ma non poteva andare tutto bene, ovviamente. Entra una frase nel comma 1, quello destinato a bloccare il fotovoltaico su terreni agricoli, per sancirne la non applicabilità “agli impianti realizzati e da realizzare su terreni nella disponibilità del demanio militare”! Può festeggiare la neonata Difesa S.p.a., società per azioni del Ministero della Difesa (N.B. guidato da un “tecnico” militare), che oltre ad attività commerciali investirà nella produzione di energia. La legge 99 del 2009, la stessa legge che voleva riportare il nucleare in Italia, aveva sancito la possibilità per le forze armate di produrre e vendere energia, secondo una retorica di autosufficienza energetica dell’esercito nazionale. In realtà, probabilmente, nella ratio della legge vi era la prospettiva di schierare l’esercito per la costruzione del nucleare. Chiuso quell’osceno capitolo grazie al referendum popolare, si apre il business del fotovoltaico sulle proprietà del Ministero della Difesa, che non devono sottostare alle stesse regole previste per tutti i cittadini. Oltre a poter usufruire “dello scambio sul posto per impianti alimentati da fonti rinnovabili di qualsiasi potenza (quindi anche superiore a 200 kWp), senza tener conto dell’obbligo di coincidenza tra il punto di immissione dell’energia prodotta e il punto di prelievo dell’energia consumata” (articolo 27 della legge), Difesa S.p.a. potrà realizzare impianti fotovoltaici su terreni agricoli ricevendo gli incentivi grazie al ricarico sulle nostre bollette. Dove sono finiti ora i soloni sempre pronti a criticare gli incentivi al fotovoltaico? Le nostre bollette devono restare disarmate, le energie rinnovabili sono energie di pace!
Ciro
Articolo 65 Liberalizzazioni votato in Senato il 1 marzo (INTEGRATO)
Le contorsioni della Politica Italiana.
In controtendenza a liberalizzare i nostri Senatur ricreano Monopolio nel favorire il Demanio Militare, ovvero “immense praterie” e ghiottonerie per le grandi lobby.
Mentre per gli impianti fotovoltaici già autorizzati inferiori ad 1 MW,attraverso la giungla burocratica italiana, e/o in corso di costruzione e/o completamento vengono concessi 60 giorni, vale a dire “sbarazziamocene” e fottiamocene se mettiamo in fallimento giovani tecnici che hanno cercato di costruirsi dei propri spazi di VITA.
Ovviamente contravvenendo e cambiando continuamente le regole e norme già approvate in precedenza. Sembra spostare in avanti continuamente la linea del traguardo e sfiancare i concorrenti prima dell’arrivo. Filosofia a parte: CHI PAGA I NOSTRI DANNI
E’ urgente informare i politici preposti a modificare, prima della votazione finale, il comma in questione, concedendo , per il completamento e messa in esercizio degli impianti, un periodo di ameno cinque/sei mesi.
Inoltre, diversamente e stranamente, sembrerebbe che gli impianti superiori ad 1 MW potrebbero essere costruiti in tempi e modi non definiti o comprensibili (?)
Buona riflessione e cari Parlamentari modificate alla Camera.
Metteteci nelle normali condizioni di operare, dandoci il giusto tempo di procedere. Fate una moratoria/sanatoria per tutte le Autorizzazione uniche già concesse, regolari e rispettevoli delle norme territoriali, concedendo il periodo di 6 (sei) mesi per tutti, definitivo e senza ulteriori proroghe.
IN SINTESI
a) Viene introdotto il Demanio Militare: apertura alle grandi lobby:
b) Possono essere costruiti e messi in esercizio “entro 180 giorni” gli impianti approvati entro la data di entrata in vigore del Decreto, rispettando le condizioni di cui ai commi 4 e 5 dell’art. 10 del D.L. 3 marzo 2011. In controtendenza si riaprono le grandi lottizzazioni in favore esclusivo delle grandi lobby;
c) Devono essere messi in esercizio “entro 60 giorni” gli impianti inferiori ad 1 MW rispettevoli del comma 6 dell’art. 10 del D.L. 3 marzo 2011. Moltissimi impianti inferiori ad 1 MW gestiti da modesti imprenditori e giovani tecnici in 60 giorni non avranno possibilità di essere messi in esercizio (considerando i tempi di ENEL per allaccio e collaudo), se l’art. 65 non verrà modificato alla Camera.
P.S. – UN PLAUSO E RINGRAZIAMENTO A LEGAMBIENTE. DIVERSAMENTE, DALLA POLITICA NON SI SCORGE NESSUN SEGNALE PROPOSITIVO O A FAVORE.
UN RINGRAZIAMENTO A VOI , CONCESSIONARI DEI BLOG, CHE DATE SPAZIO ALLE NOSTRE VOCI, INTERPELLATE E TRASFERITE AI NOSTRI POLITICI. ALTRIMENTI SONO E RESTERANNO SEMPRE SOLO PAROLE E LA POLITICA DEL NON “FAR FARE” AI NOI NORMALI E MODESTI IMPRENDITORI.
Monti giovedì in commissione Camera su dl liberalizzazioni
(ANSA) – ROMA, 12 MAR – Il presidente del Consiglio Mario Monti giovedi’ pomeriggio alle 17.30 e’ atteso, cosi’ come si legge sul sito del governo, in commissione Finanze della Camera dove e’ prevista la riunione congiunta con la commissione Attivita’ produttive per l’esame del decreto legge liberalizzazioni.