Premessa
Da qualche settimana, sulle strade lombarde, hanno fatto la loro comparsa dei cartelli molto particolari, che recano una piccola pubblicità istituzionale con il logo della Regione e una grande reclame commerciale. È l’ultima iniziativa della comunicazione della Giunta regionale, del tutto discutibile e che illustriamo nei suoi aspetti più oscuri, che ottiene un unico obiettivo: quello di aumentare a dismisura il numero dei cartelli già presenti sulle strade – in particolare sulle provinciali – che attraversano la nostra regione. La Lombardia, cioè, anziché preoccuparsi di diminuire il numero dei cartelli ai bordi delle strade, ne installa di propri, più vicini del consentito al ciglio della strada. Con buona pace della sicurezza stradale e della bellezza del paesaggio lombardo.
Nelle more
7 aprile 2003: la Giunta Regionale, assessore Corsaro dirigente Cesca, delibera un regolamento della comunicazione pubblica stradale che va a integrare il Codice della Strada nelle more dell’adozione di un altro strumento normativo, un regolamento previsto dalla legge che ha programmato lo sviluppo della rete viaria regionale.
Il provvedimento disciplina la messa in campo di una nuova cartellonistica stradale, per metà pubblica-istituzionale (cioè della Regione o di altri enti locali) e per metà privata-commerciale.
La delibera di emanazione del regolamento dispone che con una successiva delibera si andranno a definire le modalità di attuazione delle iniziative, con convenzioni e bandi tipo che rendano trasparente la selezione dei soggetti interessati a realizzare gli impianti. E aggiunge, con tempestiva innocenza, che nelle more di tale delibera, le competenze si sposteranno dalla Giunta alle singole Direzioni, autorizzate a vagliare le proposte pervenute in piena autonomia.
Convenzioni
Ed è stato nelle more di una delibera che mettesse a bando la selezione degli aspiranti realizzatori di cartelli che la Giunta ha emanato una seconda delibera, che prende atto delle proposte pervenute alle diverse direzioni, le autorizza in toto e lima solo in parte la disarticolazione di questa prima procedura rimettendo in capo esclusivamente alla Direzione Infrastrutture la facoltà di perfezionare e sottoscrivere le convenzioni.
Riordino in deroga
Tra le premesse al regolamento è curiosa l’esplicitazione della finalità di “normalizzazione di una situazione oggi caratterizzata da ampio abusivismo”, si parla di “negazione di paesaggio e distrazione dei conducenti”: peccato che la finalità implicita dell’atto di Giunta, manifestata nell’ottobre dello stesso anno con la pubblicazione della seconda delibera, è la vendita di 3000 nuovi spazi pubblicitari che costituiscono un primo lotto pari al 10% delle posizioni attivabili. L’obiettivo riordino consiste dunque in 30.000 enormi cartelli stradali, sostenuti da un’impalcatura in alluminio, da far piovere sulle strade della Lombardia. Da immettere nella giungla dei cartelli stradali “in deroga” (proprio come la caccia ai tordi e alle peppole) alle previsioni del Codice della Strada, visto che la Regione consente a se stessa di ridurre dai 3 previsti a un solo metro la distanza minima dei manufatti dal limite della carreggiata.
Soluzioni progettuali
Non risulta che sia stata effettuata alcuna valutazione di impatto. Se non ambientale, quantomeno materiale, visto che i nuovi cartelloni sembrano impattare con la sede stradale con la loro forma avveniristica: si protendono come rami da un palo storto che pare incidentato, ma corre voce che proprio quel modello abbia prevalso. Non si sa se in virtù di un concorso o di in una selezione pubblica, si sa però che la “soluzione progettuale proposta da AP Italia spa è stata individuata quale tipologia unica d’impianto”. Con buona pace delle intenzioni e delle parole spese nel Piano Territoriale Paesistico Regionale, che pone la tutela del paesaggio tra gli interessi prioritari e strategici della Lombardia e che, nonostante il cambio degli assetti normativi portati dalla nuova legge di Governo del Territorio, vige nelle more dell’approvazione del nuovo Piano Territoriale Regionale. La soluzione progettuale sembra però consona all’estetica lombarda, sempre propensa agli affari, e al senso della Giunta per la bellezza.
Decorsi inutilmente
Di certo gli automobilisti, che forse tutti cittadini lombardi non sono, verosimilmente sono stati distratti non poco dall’apparizione di questi nuovi cartelli, fatti e sistemati in modo da esser notati, con la loro forma originale e l’incombenza sulla sede stradale: un bel valore aggiunto per gli inserzionisti. All’estetica della soluzione progettuale si affianca qui l’estetica della via lombarda alla collaborazione tra pubblico e privato e della sussidiarietà orizzontale e verticale, in questo caso un po’ storta come i pali che la rappresentano, condita com’è da un principio di silenzio-assenso che contribuisce a rafforzare gli inserzionisti nei confronti degli enti proprietari delle tratte stradali, che nulla possono fare qualora il termine di trenta giorni dalla comunicazione “decorra inutilmente”: il richiedente può procedere alla collocazione, sia che la richiesta riguardi lo spazio pubblicitario istituzionale che quello commerciale. I Comuni, con una nuova deroga alle previsioni del Codice della Strada, non devono nemmeno essere interpellati per l’eventuale installazione in ambito urbano.
Per quanto non previsto
Consola la norma finale del provvedimento che ricorda come, per quanto non previsto dal regolamento, si applicano le disposizioni del DPR 495/1992, che sarebbe poi il regolamento nazionale di esecuzione e attuazione del nuovo Codice della Strada: almeno sappiamo che non spunteranno nuovi cartelli laddove è per tutti vietato, cioè sui ponti, i cavalcavia, le curve e le scarpate, nelle intersezioni , sui dossi e sui bordi dei marciapiedi. Sui grattacieli? Sui grattacieli probabilmente sì, vista l’iniziativa dello scorso anno che ha visto il Pirellone trasformato in megainsegna pubblicitaria per una nota marca di telefonini.
Utilità
Appare, tra le carte ufficiali che regolamentano la questione, di tanto in tanto il richiamo a un possibile utilizzo degli impianti per l’installazione di “apparecchiatura tecnologica per il controllo dei flussi veicolari o di strumentazione similare”. Eventualmente, si precisa, le modalità saranno disciplinate da un’ulteriore convenzione. Forse qualcuno si è gia accorto che tanti “beni pubblici” distribuiti sul territorio senza alcuna stimabile funzione o utilità siano un po’ sprecati e che forse servano unicamente a controllare dal centro un business molto ambito. E si è reso conto che il cartellone è nudo e che la comunicazione pubblicitaria istituzionale, per quanto importante, non è un servizio pubblico che giustifichi in modo convincente questa silenziosa invasione di metallo parlante sulle strade della Lombardia.