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Acqua

L’ANTITRUST E LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA IN LOMBARDIA

In questi giorni l’Autority per la Concorrenza si è espressa sulla recente legge della Lombardia sui servizi idrici che, dopo l’azione referendaria dei 144 sindaci della nostra regione, ha reso possibile la ripubblicizzazione dell’acqua.

Nella sua sentenza l’Antitrust afferma che la Regione Lombardia, ha previsto un doppio regime: quello che separa la gestione della rete dall’erogazione del servizio, con messa a gara privata, e quello che prevede una organizzazione totalmente pubblica e “in house” del servizio idrico integrato. L’Antitrust prosegue criticando i “criteri di qualificazione e aggiudicazione delle gare per l’affidamento dei servizi pubblici locali ”, ritenendoli “distorsivi del mercato e della concorrenza”.

Alla luce delle contestazioni dell’Antitrust e della confusione su una possibile impugnazione da parte del Governo, la Regione Lombardia dovrebbe sospendere l’applicazione della legge regionale n. 1 del 2009 per la parte relativa alla suddivisione tra gestione ed erogazione e la messa a gara di quest’ultima.

Bisogna che i Sindaci dei Comuni della Lombardia – in particolare quelli referendari – interrompano i percorsi (avviati in alcuni ATO, tra cui quello della provincia di Milano e in forse a Varese) per la separazione di gestione ed erogazione e si sospendano le gare.

L’unico modello applicabile è quello dell’affidamento diretto di tutto il servizio idrico (gestione ed erogazione) a società totalmente pubbliche. Il tutto come consentito dalla nuova legge votata all’unanimità dal Consiglio Regionale a seguito dell’azione referendaria intrapresa dai 144 comuni lombardi. Infatti con la nuova norma, gli ATO hanno ora la facoltà di affidare direttamente l’intero servizio idrico a società cosiddette “in house”, cioè di proprietà esclusivamente pubblica, senza ricorrere ad alcuna gara, passaggio, quest’ultimo, che avrebbe aperto ai privati.

Solo in questo modo tutto il ciclo delle acque potrà restare fuori dalle regole del mercato e della concorrenza. In tal modo si potrà evitare la privatizzazione dell’acqua, un bene comune che deve essere gestito solo a livello pubblico, senza cadere nelle logiche della finanziarizzazione e degli intrecci societari che, anche a Varese, avrebbero in A2A, con il tacito sostegno di Lega e Forza Italia, il soggetto lanciato alla conquista della gestione dell’acqua di tutta la Regione, unitamente ad energia, gas e rifiuti.

Relativamente poi alla specifica situazione dell’ATO provinciale di Milano (che governa l’acqua di quasi 2 milioni di abitanti, capoluogo escluso), la Giunta Penati a distanza di quattro anni dalla dichiarazione di adottare in Provincia una gestione pubblica “in house”, non ha ancora dato attuazione a questo impegno.

Il Comitato Italiano del Contratto Mondiale per l’Acqua, che ha recentemente manifestato a Istanbul per il diritto all’acqua (v. intervista video http://www.youtube.com/watch?v=ECFu0XoxO8E), ha chiesto pertanto che la prossima assemblea dell’ATO milanese sia chiamata ad esprimersi su un preciso impegno che preveda: l’annullamento della delibera del 2004 (Giunta Colli) relativa al collocamento sul mercato di una quota azionaria del 40% delle società di erogazione; la proposta di affidamento delle attività di erogazione e di gestione ad una unica società patrimoniale a totale capitale pubblico, da attuarsi secondo le modalità previste dalla legge regionale n. 1 del 2009, che tutti abbiamo salutato come una vittoria di quelli cui sta a cuore la tutela dei beni comuni.