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Generale

LA LEGA SENZA PAROLE

Formidabile Saviano! Ha tolto alla Lega le sue parole, quelle con cui raccontava un Nord senza macchia che non esiste e che viene condensato in frasi simbolo, autentici “frames” di pretesa popolare, che anche la sinistra ha spesso assecondato.

“Federalismo”, come panacea per rimuovere i problemi di un territorio ricco di soldi, ma impoverito irreversibilmente di risorse e di futuro e che, al pari dell’Italia del Ventennio, ha individuato nel Sud, invece che nelle colonie, il capro espiatorio per giustificare il suo declino in Europa. “Padroni a casa nostra”, come vocazione all’esclusione per risolvere la crisi planetaria tirandosene fuori e per comunicare l’illusione che dentro la propria casa presidiata non entrano i mali altrui. “Salari, tasse, pensioni e sanità padane”, come autosufficienza di un’economia del Nord che mette sulla stessa barca padroni e operai, mentre assolve i piccoli e grandi imprenditori rapaci che evadono, scaricano altrove le loro “esternalità” e reinvestono in affari anziché in buona occupazione, giustizia sociale e solidarietà.

Perciò la Lega non ha mai amato la nostra Costituzione e ha combattuto l’unità nazionale, creando artificialmente lo spazio per una secessione economica, sociale e culturale, subìta nel nome della tolleranza popolare per la volgarità e la semplificazione di impresentabili leader in camicia verde.

C’è voluto uno scrittore amato e sotto scorta per dire a milioni di cittadini che la Mafia e le ‘ndrine sono padrone dove gli amministratori della Lega formano le ronde con danaro pubblico e dipingono di verde le strisce pedonali. Che i guadagni illeciti del Nord, l’evasione fiscale e il disprezzo per la “monnezza” campana, passano dalla connivenza con la camorra che riempie di tutte le schifezze industriali di Lombardia, Veneto e Piemonte le discariche delle terre meridionali, preferite all’Africa subsahariana in quanto più facilmente raggiungibili.

Che il federalismo leghista, che la farebbe finita con i diritti universali in Italia e con cui il ministro Maroni tenta di ripulire un’ideologia reazionaria, altro non è che il declassamento del Sud a “terra di risulta” del Nord, con il consenso delle mafie locali ormai geograficamente indistinguibili.

Ho provato per cinque anni nel Consiglio Regionale della Lombardia a denunciare e mettere a nudo il sistema Formigoni-CL-Lega che si andava strutturando come punto di riferimento nazionale per un intreccio di potere politico ed economico che rende inattuale lo slogan “Roma ladrona” anche per il leghista più convinto. Ci ho provato, in gran parte inascoltato, anche dal centrosinistra fino a ieri alla rincorsa di un partito del Nord e di un federalismo moderato. Così vorrei ricordare al Ministro Maroni che i suoi hanno affossato il lavoro della commissione consigliare sulle discariche e le bonifiche appaltate ai faccendieri come Grossi con conti correnti offshore, anche quando era evidente il coinvolgimento di politici di primo piano suoi alleati, come Abelli e Ponzoni.

Vorrei ricordare che spetterebbe al Ministro dell’Interno avviare le inchieste sui comuni e le amministrazioni, compresa quella della Regione, che vanno messe al riparo dalle infiltrazioni mafiose, mentre i consiglieri regionali di maggioranza Colucci, Gianmario e Ciocca, tutti sospettati di aver chiesto e ricevuto voti dai capibastone delle cosche, si dovrebbero discolpare dimettendosi o provando all’elettorato lombardo e ai loro partiti di appartenenza di essere immuni dalle accuse. Infine, oltre allo scandalo anche morale delle parentopoli di provincia, occorre chiedersi chi spinge la Lega a occupare tutti i posti di rilievo economico della Lombardia, a partire dalle banche e, quindi, a costituire l’ossatura del volano di affari non sempre pulito – mi si permetta un eufemismo – che il potere pubblico alimenta anche in vista di Expo 2015.

Provo a dare qualche ragguaglio sui posti di primissimo piano (direttori, presidenti o consiglieri delegati) sponsorizzati e conquistati da Maroni e Giorgetti, responsabili delle nomine in Lombardia. Per gli istituti di credito: Unicredit, Banca Popolare di Milano, Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo. Per le società e gli enti economici: Sea, Serravalle, Asam, Fiera di Milano, Enav, A2A, MM, Ferrovie Nord, Finmeccanica, Ansaldo Energia, Sogemi (ah, la passione per le armi e per il nucleare!). Senza poi trascurare la presidenza del prestigioso Istituto dei Tumori e le nomine alla RAI di tre varesini: Marano, Paragone e Ferrario.

Posso capire l’imbarazzo di Maroni che alla trasmissione di Fazio si presenta a difendere la Lega piuttosto che a valorizzare il suo ruolo di Ministro di un Paese che lotta unito contro la criminalità. La verità è che Saviano ha reso il re nudo e ha chiesto conto di quel racconto razzista e miope che sembra aver conquistato il Nord e che invece è fatto principalmente di parole liberatorie per chi nasconde una coda di paglia, oltre che di affermazioni sospette alla luce dei fatti.

Racconto comunque indegno di una buona politica che anche al nord – lo dimostra la vicenda di Pisapia – torna a riscoprire l’etica a dispetto dei politici.

Lo scrittore di Gomorra ci dice che non siamo solo alla crisi di Berlusconi, ma che anche il razzismo di Bossi mostra la corda. Questo è un ottimo segnale per non temere la sfida delle elezioni volute da una coppia sempre meno attraente. Purché questo nuovo modo di raccontare l’Italia continui e lo schieramento contro Berlusconi non rinunci allo smascheramento della Lega.