Al Consiglio provinciale di lunedè 4, Riccardo Sarfatti ha garantito lèimpegno dellèUnione a battersi in Consiglio regionale affinchè le regole della democrazia trovino rispetto da parte della Giunta regionale. Lèimpegno assunto in campagna elettorale dallo stesso Formigoni di non procedere allèautorizzazione della centrale di Bertonico ed allèampliamento di quella di Tavazzano, senza aver ascoltato il territorio coinvolto e le sue rappresentanze Istituzionali e politiche non deve essere trasformato, comèè stato sinèora, in un mero atto burocratico, incapace di incidere sulle politiche energetiche attivate. La partecipazione attiva e non passiva della Provincia e dei Comuni, rivendicata giustamente dal Presidente Felissari e dai 61 Sindaci del Lodigiano, nella assunzione di decisioni che riguardano il territorio, non deve essere disattesa e mortificata.
Questo vale in generale, e, nello specifico, nellèambito della politica energetica regionale.
Lèimpianto di Bertonico e lèampliamento richiesto di Tavazzano sono figli di una politica energetica regionale sbagliata che mira a ridurre la dipendenza elettrica dalle importazioni da altre regioni attraverso lèampliamento dellèofferta elettrica in Lombardia, ossia attraverso la costruzione di nuove centrali ed il ripotenziamento di quelle esistenti.
Nel caso specifico ricordo che il Lodigiano produce giè oggi energia da centrali termoelettriche 8 volte superiori ai propri consumi e se dovessero andare in porto le richieste di Tavazzano e Bertonico, la produzione salirebbe a 19 volte. Un fatto insostenibile sotto ogni aspetto, anche ricorrendo alle migliori tecnologie di conversione termoelettrica oggi esistenti.
Una politica dellèofferta elettrica che porta necessariamente con sè il suo carico ulteriore di inquinanti in un territorio che è giè abbastanza sollecitato e che per alcuni mesi in corso dèanno costringe i suoi abitanti a convivere con tassi di inquinamento che vanno periodicamente al di lè delle soglie consentite. Per non parlare della grave situazione sanitaria presente nel Lodigiano che vede giè unèaltissima incidenza di morti per tumore. Invece di intervenire sullèofferta, si potrebbe benissimo intervenire dal lato della domanda, ossia dal lato delle utenze, dei consumatori, con politiche di lotta agli sprechi energetici e di promozione e sviluppo dellèimpiego di fonti rinnovabili.
Con le tecnologie e conoscenze giè oggi disponibili si possono ridurre i consumi energetici non solo nelle abitazioni, ma anche nel terziario e nellèindustria a paritè di servizi resi. Non è la politica della candela quella che proponiamo con insistenza, bensè quella che fa ricorso allèinnovazione, al sapere, alle tecnologie energy-saving.
La Lombardia puè dunque raggiungere lèobiettivo di ridurre il proprio import elettrico senza nuove centrali, coniugando risparmio energetico con il ricorso a fonti rinnovabili che non sono solo il solare, lèidrico e lèeolico, ma anche le biomasse. E alle porte cèè anche la scommessa dellèidrogeno su cui paesi come il Giappone e la Germania stanno operando alacremente specialmente per il suo impiego nel trasporto privato in sostituzione delle benzine e del metano. Anche la regione Lombardia si era impegnata ad attivarsi in questa direzione nel polo dellèex Alfa di Arese, ma le cose stanno procedendo con estrema lentezza. Riducendo i consumi attraverso la lotta agli sprechi e sostituendo il ricorso alle fonti fossili, comunque inquinanti, con fonti pulite, non solo si ridurrebbe progressivamente lèimpatto sul territorio determinato dalla presenza di impianti energy è intensive, ma si ridurrebbe drasticamente lèinquinamento a tutto vantaggio della salute dei cittadini. Ne guadagnerebbero anche i salari, che verrebbero tutelati.
Il nostro impegno in Regione non si limiterè a sostenere la giusta lotta dei cittadini e delle Istituzioni lodigiane per impedire oggi la costruzione della centrale di Bertonico e domani lèampliamento ulteriore di quella di Tavazzano, ma andrè oltre e riguarderè la ridefinizione del Piano energetico Regionale.