Penso che il decreto Ronchi per la privatizzazione dell’acqua approvato con voto di fiducia alla Camera il 18 Novembre avrà vita durissima e si rivelerà un boomerang per un Governo che guarda solo agli equilibri dentro di sé ed è all’oscuro del sentimento reale del Paese. Le reazioni sono impressionanti: basta osservare la rete e il tam tam che la attraversa: piccoli comuni sconosciuti, città di grande tradizione si uniscono in manifestazioni spontanee; Paolo Rumiz, Alex Zanotelli, Dario Fo si precipitano a manifestare il loro sdegno sui quotidiani più prestigiosi e diffusi; gli uomini di governo si affannano a dichiarare ai fogli più servili che non è successo nulla, tranne che l’imposizione della razionalità del mercato alla riottosità dei sognatori…
Intanto la Lombardia continua a dare prova della distanza tra le sue istituzioni e i cittadini. Ieri 24 Novembre, in un’Aula del Consiglio Regionale distratta, coi banchi della maggioranza semideserti, è toccato all’assessore Buscemi affossare la mozione presentata da tutto il centrosinistra per il mantenimento della legge lombarda sull’acqua che ne consente una gestione pubblica. Il voto del centrodestra è stato ancor più allusivo delle intenzioni di aprire ai privati, dal momento che Buscemi nella dichiarazione di voto contrario si è ipocritamente detto d’accordo con la mozione stessa. Evidentemente doveva portare in aula i desideri di Formigoni di non fare alcuna pressione sul Governo, con un omaggio a Berlusconi e una sottomissione alla fiducia che aveva già piegato a Roma qualsiasi dubbio della Lega.
Proprio quando la Corte Costituzionale proibisce alla Lombardia di separare la gestione dell’acqua dalla sua erogazione e quindi impone un ripensamento per favorire il controllo pubblico dell’intero ciclo idrico, questo centrodestra svogliato ma implacabile obbedisce ai poteri forti e agli interessi commerciali, anche contro la sua stessa legge oggi in vigore.
Non è però finita: la mobilitazione che sta partendo nei comuni e nelle città e che, ancora una volta, arriverà fino alla Regione, riaprirà una partita oggi burocraticamente chiusa in Consiglio con i numeri della Lega – che pure a parole difende il ruolo dei Comuni – e del PdL – che da sempre punta al business a dispetto degli interessi dei cittadini. Dopo la raccolta di firme per la legge popolare e l’entrata in scena dei 144 sindaci referendari per l’acqua pubblica, si sta riformando un movimento che innesca processi di informazione, autoapprendimento, orientamento della protesta che esplodono solo in casi rari ma vincenti. Ribellioni che sottintendono lesioni così profonde da manifestarsi con modalità trasversali, non controllabili dalle maggioranze al potere e nemmeno dai media più invasivi.
Sono convinto che questa prevaricazione di un Governo pur abituato a far ingoiare vulnus terribili al senso comune, verrà alla fine ritirata e che l’ultimo grande saccheggio, l’ultimo grande bottino non avrà ragione della determinazione e della forza della ragione delle coscienze.