Lèeconomia lombarda è in declino. Dal 2001 lèattivitè produttiva è in regressione e gli indici che la connotano sono costantemente negativi.
Gli aspetti piè preoccupanti sono il calo della produttivitè del lavoro, delle esportazioni, dellèoccupazione stabile e qualificata, dellèefficacia degli investimenti in ricerca e sviluppo, mentre sono invece cresciuti i mezzi finanziari trasferiti in rendite e profitti non distribuiti.
Per quanto riguarda la produzione di beni, il limite dei prodotti lombardi è nella qualitè, nella composizione merceologica, nel modello di specializzazione invecchiato e ormai non piè competitivo in ambito europeo. Purtroppo, tutti gli sforzi finanziari del sistema produttivo regionale per attivare investimenti fissi lordi si sono tradotti in un forte incremento delle importazioni di beni intermedi e di investimento che non si realizziamo sul nostro territorio. Per di piè, la disponibilitè di risorse umane utilizzabili ma non utilizzate è soprattutto tra i giovani – è clamorosamente crescente , mentre le infrastrutture materiali sono ormai inferiori per qualitè e quantitè a quelle di altre regioni di antica industrializzazione.
Nel programma della Giunta regionale la questione della competitivitè del sistema produttivo è semplicisticamente risolta richiamando il principio di sussidiarietè, inteso come giustificazione a che il ruolo pubblico del Governo regionale sia soltanto quello di accompagnare la transizione di tutto il sistema economico, rinunciando al suo ruolo storico di intermediazione degli interessi particolari e di scelta degli indirizzi e orizzonti cui orientare lèiniziativa economico-finanziaria del soggetto privato.
Il pubblico cosè si limita a rimuovere i vincoli di natura tecnica che impediscono il dispiegarsi della concorrenza. Non a caso la concorrenza e la liberalizzazione, soprattutto nel capitolo 6.4 (servizi di pubblica utilitè), sono gli unici interventi che la Giunta intende perseguire.
La Regione Lombardia deve invece farsi carico di una politica industriale oggi assente e che ha il suo motore a livello territoriale, dove piè ampie sono le competenze, nel rilancio di attivitè manifatturiere di elevata qualitè per rispondere alla domanda di prodotti socialmente e ambientalmente desiderabili. Si affronterebbe cosè contemporaneamente la questione indifferibile della specializzazione produttiva, del contenuto tecnologico delle produzioni e dei servizi, della promozione di buona occupazione, della capacitè di generare innovazione e ricerca e quella concretissima della risposta alle emergenze ambientali. e territoriali e al miglioramento della qualitè della vita..
Questi problemi sono particolarmente evidenti nei settori ICT, della mobilitè e dellèenergia, cioè nei settori su cui la Giunta dice, a parole ma con una pianificazione inconsistente, di voler realizzare un significativo investimento, come nel supposto polo della mobilitè di Arese..
La discontinuitè con lèimpostazione attuale, la gravitè della crisi ed i pericoli di declino irreversibile richiedono uno sforzo straordinario, che coinvolga e attivi tutte le forze disponibili. Per questo riteniamo indispensabile la creazione di strumenti speciali ed adeguati, come una
èCommissione consiliare di valutazione e istruttoria su progetti di reindustrializzazione riguardanti il posizionamento competitivo del sistema produttivo lombardo in settori e prodotti altamente innovativi (energia, idrogeno, mobilitè, nuovi materiali, nanotecnologie, biotecnologie, eccè) coordinati allo sviluppo dei programmi europei di ricerca e rispondenti alla crisi di aree ad alta intensitè manifatturiera (Arese, Nerviano, distretti tessili)è