(Seduta del 13/03/2007)
Arg. n. 6 – ODG – Progetto di legge n. 0217:
“Modifica dei termini dell’articolo 12 della l.r. 3 marzo 2006, n. 6, ‘Norme per l’insediamento e la gestione dei centri di telefonia in sede fissa’, d’iniziativa dei Consiglieri Squassina Arturo, Muhlbauer, Oriani, Monguzzi, Civati, Squassina Osvaldo, Fabrizio, Tosi, Viotto, Saponaro, Agostinelli e Sarfatti”).
Mi rendo conto che lo sforzo anche che stiamo facendo è uno sforzo difficile, però non mi esime dal chiedere al Consiglio di farsi carico non del messaggio che i singoli Gruppi potranno gestire fuori di qui, ma del ruolo che in una fase estremamente delicata, dello sviluppo anche della coscienza civile della Lombardia, assume un’Assemblea come questa.
Io vorrei proprio rivolgermi anche a quelli che adesso si mostrano disattenti, per riflettere sul fatto che l’obbligo di chiusura, perché di questo poi alla fine si tratta, nei confronti di centri di straordinario valore, dal punto di vista anche dell’integrazione e della funzione che svolgono verso comunità spesso isolate, significa probabilmente un effetto, sul piano anche dell’ordine pubblico e della tensione che si crea, che noi qui dobbiamo tutti responsabilmente avere presente adesso non dopo.
Mi dispiace che ci sia una certa disattenzione, ma non crediate che questa passerà semplicemente come una disputa all’interno dei Gruppi che qui si stanno confrontando.
Vorrei che tutti capissero che è chiaro fuori di qui che l’azione di accanimento nei confronti dei phone center non è abitudinaria o estesa a qualsiasi altra attività: è un accanimento mirato, che ha un significato, se non lo si comprende fino in fondo, che potrebbe ritorcersi contro, anche sul piano delle relazioni che noi creiamo verso gli immigrati. E qui faccio due osservazioni che mi sembrano importanti: la prima è che in un dibattito come questo l’assenza del Presidente, insisto, l’assenza del Presidente Formigoni, è un fatto estremamente inquietante. Non si può, su una questione di questo rilievo, che riguarda anche la connotazione della società lombarda, essere totalmente assenti. Credo che sottovalutare la portata delle decisioni che prendiamo adesso sia non all’altezza della funzione che questo Consiglio si dà, e nemmeno dello sforzo straordinario che sta facendo l’opposizione. L’opposizione sta fornendo delle vie d’uscita che non riguardano solo la sua funzione. A me sembra ormai che una certa dose di integralismo sia così contraria al buon senso da non far aleggiare più il buon senso e le soluzioni possibili qui dentro. E faccio una prima valutazione: lo spirito costituzionale qui in Lombardia non va così per la maggiore. Guardate che il Tar è incaricato di questo rispetto e l’esito di un intervento della Magistratura va lasciato alla Magistratura, non interpretata politicamente.
Il fatto che il Tar abbia aperto sulla questione di cui discutiamo adesso, una valutazione opposta al provvedimento di Giunta obbliga, anche quelli che subiranno le decisioni qui, cioè gli immigrati, a pensare che ci sono due giustizie: quella del Tar, che in fondo gli ha dato uno spazio e una ragione; e quella politica, che si accanisce contro di loro.
Noi ovviamente non vogliamo essere corresponsabili di questo però vogliamo che riflettiate ancora un momento, anche quelli che tacciono in questa discussione. L’impressione è che qui si voglia sentire il bisogno di ribadire che i diritti degli italiani vengono lesi. Non è così :sono i diritti degli immigrati che vengono lesi. Ma dove sono lesi i diritti degli italiani? Sono i diritti dei cittadini immigrati che sono lesi, i loro diritti a fare gli imprenditori, come li fanno tutti gli altri. E qui forse dà fastidio. Non siamo di fronte soltanto a gente che si deve nascondere, siamo di fronte a gente che usa le migliori tecnologie, la loro intelligenza, la loro solidarietà e volontà di integrarsi alla pari. Ma è difficile fare gli imprenditori per un phone center, caspita se è difficile! Bisogna usare il software migliore, le tecnologie più elevate, avere rapporti con tutti i grandi provider che si occupano di queste cose e fare una lotta sui costi, per quanto riguarda il servizio che viene offerto, che spesso gli italiani non se la sentono mica di fare: sono accordi spesso con i provider locali, del Senegal,del Pakistan.
E voi avete il coraggio di dire che di fronte alla possibilità che legalmente si integrino nella nostra società, e addirittura lo facciano al livello non solo del lavoratore magari al nero, sfruttato, ma lo facciano al livello dell’imprenditore,anziché confortarci vi infastidisce. E la richiesta di proroga non è una richiesta di illegalità: è la richiesta che loro legalizzino fino in fondo non solo la loro posizione ma la loro funzione all’interno di una società che deve legalmente aprisi alla multiculturalità.
E qui volevo chiedervi una cosa: ma chi li sostituisce questi phone center? Ma il giorno in cui li si chiudono.Cosa succede per chi li utilizza? Come parlo io con casa mia? Come mantengo le relazioni, come tengo in piedi il modello di relazione con il lavoro, con il riavvicinamento della famiglia, con l’evoluzione anche del rapporto complessivo con la società che si instaura qui?
Io credo che noi dobbiamo favorire questa cosa, non possiamo calare una mannaia che interrompe. Noi abbiamo bisogno che nella comunità e nella legalità questo spazio venga mantenuto aperto: stiamo chiedendo questo. So che non si vuole ascoltare, però io voglio responsabilizzarvi di quello che succede. Noi non solo abbiamo fatto una proposta ma non vogliamo la responsabilità di mantenere in piedi degli atteggiamenti che sono non solo persecutori ma sono forieri di disordine, sono forieri.
E qui ho un’ultima valutazione da fare. Lo diceva prima Monguzzi, però, per favore, dateci una volta ascolto. Allora, io in Commissione III ho fatto di tutto per bloccare l’idea che la salute dei cittadini di questa Regione non venga esposta all’arbitrio di chi mette in piedi, che so, un centro di diagnostica e non ha l’autorizzazione della ASL.
Ci chiedete di andare al di là della legge, di non applicarla più, di fare una deroga, e intanto a questi immigrati invece, chiedete quanti bagni,quante toilettes hanno. E perché? Perché sono gli extracomunitari che usano i phone center, mentre invece sono gli imprenditori amici della Giunta – diciamola così – che mettono in piedi le attività remunerative e private della Sanità. Ci ragioniamo una volta, ci responsabilizziamo politicamente degli atti, anche di disordine, di disturbo, di mancanza di integrazione e di capacità di convivenza e, contemporaneamente, di deregolamentazione che si favoriscono in questa società che dovrebbe essere avanzata? Se non lo facciamo credo che compiamo, nei confronti non solo degli immigrati ma anche di noi stessi, un’operazione assolutamente avventata.Voteremo contro e saremo a disposizione di tutte le forme di resistenza, non violenta, a questo sopruso.