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Modello Formigoni

PIANO CASA FORMIGONI: IL SACCHEGGIO DEL TERRITORIO

Siamo abituati all’uso delle leggi in Lombardia per andare fuori legge… La riprova sta in questo orrendo piano casa, che la Giunta vuole imporre al Consiglio del 7 Luglio e che è il frutto di un accordo tra PDL e Lega sulla pelle del bene comune, continuamente violato dalla maggioranza di centrodestra.
Occorre sollevare il velo propagandistico finora steso sopra questo provvedimento e chiarire come il Piano non rappresenti alcuna risposta seria ai bisogni abitativi della Lombardia, ma una spinta alla speculazione, riaprendo peraltro anche il tentativo di edificazione all’interno dei centri storici e dei Parchi. Giustamente, FAI, Italia Nostra e WWF hanno lanciato un appello sul Corriere e su Repubblica per modifiche radicali, ma solo una forte mobilitazione dell’opinione pubblica sarà in grado di fermare lo scempio.
Sotto la bandierina del rilancio economico e dei bisogni abitativi (Formigoni parla di 7 miliardi di Euro e 30000 posti di lavoro!!) si sospendono gli strumenti urbanistici vigenti, derogando con un “editto” della Regione alla programmazione e ai vincoli fissati sul territorio dalle decisioni democratiche delle autonomie locali. In barba al decentramento e alla responsabilizzazione dei Comuni con cui la Lega si riempie più bocca…che non la pancia.
Si dà mano libera – basta una semplice denuncia di inizio lavori – a chi è già proprietario di ampliare appartamenti, villette e cascine perfino nei piccoli paesi di pregio e nelle campagne, proponendo rendite e maggiori volumi senza alcuna previsione dei bisogni abitativi reali, senza un censimento delle case sfitte, senza una valutazione del degrado paesaggistico che ne deriva. Come se l’aumento del 20% o del 30%, a seconda dei casi, non avvenisse sottraendo altrettanto volume agli spazi comuni, caricando gli acquedotti, le fogne, i servizi comunali oltre misura, rompendo l’armonia di agglomerati frutto di una convivenza comune. E’ il trionfo del “fai da te”, della prevalenza del privato sul pubblico, dell’uniformità dell’interesse economico usurante, che distrugge la diversità delle comunità, che invece socializzano, tramandano, elaborano convivialità e progetti ancorati alle tradizioni della loro terra.
I Comuni sono messi fuori gioco: verrebbe da ridere, se non ci fosse invece da piangere, di fronte al termine perentorio del 15 settembre prossimo posto agli enti locali per individuare e comunicare le zone nelle quali la legge non andrà applicata, per la presenza di eccezionali vincoli storici, ambientali, culturali. Ma se un Sindaco “cementificatore” non dovesse farlo? Potrà ampliare anche i palazzi d’epoca? Senza contare sul danno erariale che deriverà con la riduzione del 30% degi oneri di urbanizazzione con cui verranno premiati i costruttori.

Non si può passare sopra l’ennesimo sopruso a consumo del suolo! Proprio in questa crisi inedita si afferma da ogni parte che la bolla finanziaria è nata dall’eccesso di consumi individuali sostenuto dall’indebitamento a cui le banche hanno spinto i cittadini.
Ebbene, è quanto ci spinge a fare la legge frutto dell’accordo Lega-PDL, distruggendo contemporaneamente il concetto di casa come bene sociale e facendone l’ennesima fonte di rendita, in particolare per quegli interessi immobiliari che si getteranno alla caccia dell’affare esteso a tutte le tipologie costruttive possibili ed immaginabili, fino all’edilizia residenziale, contemplata nel provvedimento forse per ingraziarsi il favore delle cooperative di ogni colore.