Diario da Belem, 02
Mario Agostinelli e Enrico Bigli
Per l’inaugurazione del Forum, ben più di centomila persone hanno marciato per cinque ore per le strade di Belem, ombreggiate dai grandi manghi che, si dice, mitigano la temperatura della città fluviale, ma ad ogni folata di vento ammaccano con frutti che cadono da trenta metri le auto dei tassisti che se ne lamentano con noi. La marcia era preparata e attesa e sapeva delle vivacissime feste popolari che in Amazzonia accompagnano le sagre: religiose e profane insieme, come una canzone di D’Andrè. I lavori del Forum Sociale Mondiale 2009 sono partiti così in un’esplosione di colori, ritmi, bandiere, lingue e popoli, raccolti e accomunati nella più grande manifestazione di apertura di un Forum Sociale Mondiale dal 2001 ad oggi. Punto di partenza il porto fluviale, con palco, canti e musica afro-brasilana per rimarcare il transito del “Forum Social Mundial” da Nairobi a Belem.
Per non essere da meno di questa deflagrazione vitale, la natura si è presentata con un ammonimento per i locali e una messa in riga per gli stranieri: una “chuva”, una pioggia torrenziale improvvisa, che ha spezzato il corteo in partenza, ha trasformato in ombrelli striscioni tamburi e bandiere e ha illuminato di sorrisi i volti bagnati di ragazze e ragazzi, in gran maggioranza nel corteo. Così noi due attoniti varesini, Bigli e Agostinelli, separati dagli scrosci e persi fino al ritorno di un gran sole, abbiamo composto in un unico articolo queste note prese da punti diversi della sfilata.
Bigli: “un corteo incredibile, gente tantissima, non saprei quanta ma non importa.
Ciò che importa è la straordinaria quantità di colori, di bandiere, di simboli di razze. Tutti che si mescolano e marciano assieme, se si possono fare cortei così forse allora davvero un altro mondo è possibile.
Indios dell’Amazzonia assieme ad antinuclearisti giapponesi, neri dell’Africa con biondissime norvegesi, ogni popolo, ogni razza è presente e affratellata. Ho visto una suora missionaria cattolica abbracciare un palestinese, la Caritas marciare a fianco dei rappresentanti dei guerriglieri.
Poi i suoni, ritmi di tamburi, trombe e ogni strumento musicale che accompagnava un corteo fatto di danze dei ritmi africani, ma anche tanta samba e musiche latino americane.
La presenza della polizia non era massiccia ma non trascurabile e soprattutto armata con fucili, ma i poliziotti sorridevano alla provocazione dei manifestanti costituita dalle ragazze che si alzavano le gonne per farsi fotografare con loro sullo sfondo”.
Agostinelli: “gente così, avvezza a attraversare a ritmo di samba pioggia e sole e a sentire la potenza della natura come una forza non ostile della normale quotidianità – dopo gli scrosci non c’è più traccia di bagnato e attività che non riparta – ha nel sangue l’energia per il cambiamento. Basta percepirne la convivialità, sentire la creatività senza presunzione che si sparge intorno, per capire che le radici della “nostra” crisi non sono solo di una opaca natura economico-finanziaria, ma anche nell’incapacità di convivere con la natura e di credere possibile una trasformazione etico-sociale. Chissà quanto deve essere stata più triste l’inaugurazione del Forum di Davos, quello dei potenti, l’unico di cui si saranno occupati i giornali nazionali!
E’ strano produrre ragionamenti seriosi proprio a partire da un turbinare di colori, da mille strette di mano, da note suonate con strumenti mai visti e cantate con volti dipinti, da un’esibizione di giovinezza partecipe a cui non siamo più abituati. Eppure, non è stato così anche da noi nei momenti alti di cambiamento e di speranza collettiva? Rientriamo a sera con una bella sensazione e un autentico divertimento, che lascia leggeri come la pioggia scacciata dal ritorno del gran sole.”
E’ possibile vedere spezzoni di un nostro video della manifestazione cliccando su:
http://it.youtube.com/watch?v=FmTP3cekF1c