A distanza di qualche giorno dalla approvazione da parte del Consiglio regionale lombardo della “sepoltura dei feti” di cui anche io mi sono reso, pur inconsapevolmente, colpevole (come spiegato qui), vale la pena di tornare con qualche considerazione nel merito del provvedimento e sul contesto preoccupante in cui si è concretizzato. In quanto alla sostanza, è evidente l’intenzione dei tre punti incriminati, dispersi tra 21 commi di un regolamento tecnico “sulle attività funebri e cimiteriali” che spaziano dalla dimensione dei loculi alla tutela da contaminazioni radioattive. In essi, alla richiesta volontaria da parte dei genitori di dare eventuale sepoltura ai prodotti del concepimento al di sotto dei 4 mesi, si sostituisce la comunicazione della Direzione delle ASL ai genitori stessi sull’opportunità di avviare le procedure di inumazione a carico dell’ospedale. E, in ogni caso, anzichè all’incenerimento, si provvede ad un conferimento nei cimiteri.
E’ chiaro, quindi, l’intento di fornire un’anima all’embrione e di porre in irriducibile conflitto una sua affermata identità con la persona della madre, la tutela della salute,l’autodeterminazione. Ed è altrettanto chiaro come ne derivino un’implicita colpevolizzazione ed una pressione psicologica, che aumenteranno il grado di sofferenza di chi è legittimato dalla 194 a interrompere la gravidanza. Emerge qui, in tutta evidenza, quel misurarsi a maggioranza e su base regionale anche rispetto ai temi etici che è parte integrante dell’arroganza dello stile di Formigoni.
Purtroppo, nella seduta consiliare “incriminata”, io per primo ho concentrato l’attenzione sulla battaglia, nostra e di tutta l’Unione, contro i ticket, a sostegno di una legge di iniziativa popolare finalmente approdata in Aula dopo ben tre anni di attesa, trattando invece il regolamento funerario come un innocuo passaggio burocratico. E qui vengo ad una riflessione sull’ “ambiente” entro cui si è cercato di infliggere una ferita ai diritti della donna. Il rilievo del risultato propagandato ai quattro venti da tutti gli esponenti dell’integralismo cattolico contrasta con il bassissimo profilo tenuto in Consiglio da una maggioranza che ne ha rivendicato il merito sui giornali, il giorno dopo, quando il giorno prima lo aveva fatto passare alla chetichella, con un atto di astuzia e senza discussione. Infatti, il relatore della proposta di regolamento che passava sotto il titolo insospettabile di “Disposizioni delle attività funebri e cimiteriali”, non ha minimamente fatto cenno al pesantissimo risvolto simbolico della norma in votazione.
Di conseguenza, l’intero Consiglio, impegnato dall’ opposizione per tutta la giornata nella discussione sui ticket sanitari più elevati d’Italia, ha preso atto in pochi minuti di quello che sembrava solo un sigillo alle pratiche amministrative di rispetto cimiteriale. Lo stesso Formigoni non era presente, come gli capita in 13 Consigli Regionali su 15. Ciò la dice lunga sul modo di governare della Giunta di destra: ideologizzazione del confronto, svuotamento del Consiglio, surroga del dibattito democratico con una martellante attività di propaganda verso l’esterno e i media consenzienti, sostenuta da una stratosferica posta di bilancio (20 milioni di euro di soldi pubblici) per l’immagine del “Governatore”. .Proprio per questo nella Regione prima di Martini e ora di Tettamanzi, che accusa i politici di essere distanti dalla gente e di volere una società fondata sulla paura e non sulla apertura, la vicenda della “sepoltura dei feti” va riaperta come misura di confronto pubblico e civile e ripensata su basi di dialogo per i suoi risvolti profondi, fatti a pezzi dall’assenza di un dibattito reale. Un’unanimità estorta non può cancellare l’oscurantismo e la misoginia contenuti in una norma “tecnica”.
C’è nella Giunta lombarda, purtroppo, un legame stretto tra clericalismo greve, xenofobia tollerata, liberismo galoppante: questo legame si riflette in una cultura diffusa e poco contrastata, che consente a Formigoni di farsi paladino contemporaneamente dei valori cristiani e della persecuzione degli immigrati, della difesa della vita e della privatizzazione dell’acqua. E ciò non attraverso un pubblico coinvolgimento della società lombarda, ma attraverso una limitazione delle prerogative dell’assemblea consigliare e con provvedimenti che vengono adottati nelle pieghe delle procedure regolamentari e in assenza di un riconoscimento trasparente della loro valenza politica. Nella nostra regione c’è un problema sostanziale di democrazia che la vicenda della “sepoltura dei feti” mette ulteriormente in luce, ma che l’opposizione e la società civile non prendono ancora sufficientemente in considerazione.
L’unico modo per riparare alla disattenzione posta e di correggere una involuzione in atto è, da una parte quello di riaffrontare l’intera materia intaccata dalle decisioni del Consiglio con un progetto di legge che Rifondazione cercherà di promuovere con l’Unione, e dall’altra, quello di instaurare anche nell’opinione pubblica la consapevolezza che il modello Formigoni non va “bevuto” , ma discusso a fondo nelle sue implicazioni di declino economico e sociale della Lombardia e di regressione di uno spirito laico e civile esercitato al dialogo e alla tolleranza.