COMUNICATO STAMPA
SE L’ALFA RINASCE TORNIAMO A RESPIRARE
Da una fabbrica storica morta ammazzata, la risposta vera per non morire di smog
Nel Luglio 2003, oltre seicento lavoratori dell’Alfa di Arese sospesi a zero ore dalla Fiat sono reintegrati al lavoro, su ricorso dei sindacati, dal giudice Attanasio.
Ma gli impianti di produzione delle auto che hanno lasciato, le “loro” catene da poco allestite per “l’auto ecologica”, con i segnaposto, i registri di collaudo, gli attrezzi e gli armadietti personali non ci sono più. La Fiat ha ordinato di farli a pezzi in fretta e furia e, osservando dai vetri dei capannoni, si vedono solo ammassi impressionanti di rottami accatastati, come le immagini girate in quei giorni da Agostinelli ben raccontano. Il messaggio che giunge loro è drammatico: in Alfa non si rientrerà più a lavorare.
Da allora sindacati e lavoratori chiedono un progetto di riconversione ambientale del prodotto auto, a fronte di un disagio ambientale ormai insostenibile, dell’allarme smog, di un servizio ferroviario scadente, del congestionamento insopportabile del traffico che affligge la Lombardia. Un progetto che garantisca lavoro qualificato e prodotti innovativi, scongiurando il pericolo della facile speculazione sui 2 milioni e 200 mila metri quadrati dell’area.
La Giunta della Regione Lombardia nel 2003 si impegna per un Polo della Mobilità Sostenibile ad Arese, affidando all’ENEA uno studio di fattibilità, consegnato dai ricercatori dell’Ente pubblico alla Presidenza nel Giugno del 2004 e mai portato a conoscenza del Consiglio Regionale.
Sono passati quasi due anni ed è stato un susseguirsi di manifestazioni, presidi, lotte innumerevoli dei lavoratori di Arese. Ma dalla Giunta, solo promesse e continui rimpalli e rimandi. Da sette mesi, l’opposizione in Consiglio sta chiedendo una Commissione Speciale per la reindustrializzazione di Arese: silenzio assoluto.
E mentre metà dell’area rischia ora di essere consegnata al solito centro commerciale, la Regione Lombardia si sta lasciando scappare i fondi dell’UE per la ricerca sull’idrogeno – un miliardo e mezzo di Euro – che potrebbero finire in Piemonte.
La verità è che stiamo soffocando nello smog e Formigoni non trova di meglio che dilettarsi con caminetti da spegnere e diesel da ripulire. Quando invece può ripartire da un progetto capace di incidere strutturalmente sulla qualità dell’aria e, al contempo, di rilanciare l’industria manifatturiera e di restituire un futuro occupazionale a centinaia di lavoratori: un’occasione storica per affrontare senza palliativi il problema del traffico e dell’inquinamento. Un’occasione che il Presidente della Regione Lombardia, troppo impegnato a tener conto degli interessi milionari legati all’area dell’ex-Alfa, continua a eludere con annunci inconcludenti e vane promesse.
Milano, 1 marzo 2006