Lo scontro degli interessi attorno alla spartizione del mercato dell’energia elettrica ha visto prima delle ferie estive il costituirsi di nuove alleanze economiche che la sinistra aveva giudicato pressoché impossibili. Si tratta della iniziale intesa, in seguito saltata, tra Berlusconi e De Benedetti, che riguardava l’operazione Cdb Web Tech per il sostegno alla piccola impresa, che ha avuto comunque come contropartita il parere positivo del Governo per la realizzazione della centrale di Bertonico, vicino a Lodi. Ancora una volta il terreno di manovre inquietanti è quel territorio a sud di Milano dove si è sviluppata la fortuna immobiliare dei Berlusconi, si è accesa la meteora di Fiorani, si sono intrecciati affari alimentari e crack finanziari da Polenghi a Parmalat. “Pecunia non olet” e lo si è visto anche in questa vicenda. L’uomo vicino alla sinistra, amico dell’Unità e fratello del senatore Ds ultraliberal non si è certamente piegato di fronte ad un territorio che a tutti i livelli si oppone alla costruzione di una ennesima centrale che col suo carico di inquinanti andrà a compromettere ulteriormente l’ambiente e ad aggravare i rilevanti problemi sanitari già presenti, con buona pace degli impegni assunti dal nostro Paese col protocollo di Kyoto.
Nell’ambito dello scontro che si è aperto a livello nazionale ed europeo per la definizione di nuovi assetti per il controllo della finanza, dell’industria e dell’editoria, la Lombardia è un crocevia non eludibile per il peso che ha nell’ambito non solo nazionale. E questo lo sa bene il Governatore Formigoni che non trascura alcuna opportunità e spazio per non essere secondo ad alcuno. Il governo Formigoni si è sempre distinto nello scenario politico nazionale come anticipatore di scelte politiche che poi il Governo assumerà come proprie. E lo ha fatto anche nell’ambito energetico, optando per un massiccio piano di costruzione di nuove centrali che si vorrebbero realizzare nella zona a ridosso del Po. Un cospicuo affare per le industrie termoelettromeccaniche ma anche per i capitali privati in cerca di investimenti ben remunerati. Con l‘Enel bloccata al palo da una legge che le ha imposto la vendita di una parte consistente del parco elettrico nazionale (legge Bersani) per costituire (almeno nelle intenzioni) un mercato nazionale dell’energia elettrica non più monopolistico, aperto ai capitali privati nazionali e esteri, la Giunta Formigoni non ha perso tempo, offrendo il territorio della regione per attrarre capitali e diventare così un importante interlocutore politico-istituzionale in grado di inserirsi nel processo di riassetto del sistema finanziario ed economico nazionale. E’ in questo scenario che va letta la partita che De Benedetti, tramite la soc. Energia, ha deciso di giocare, alleandosi con chi governa la Regione Lombardia, ritenendo il lodigiano un territorio poco reattivo anche a seguito del fatto che esso è governato dal centro sinistra, un raggruppamento politico non pregiudizialmente ostile “all’ingegnere”.
Poter accaparrarsi autorizzazioni atte a trasformarsi in concessioni anche cedibili non è un magro affare. E non lo è anche per chi, pur dicendosi vicino al centro sinistra, ma essendo un capitalista non marginale, è costretto a sviluppare, nell’ambito dell’agone nazionale e internazionale, propri progetti di consolidamento. Non è da oggi che De Benedetti, per giocare un ruolo non secondario nell’ambito del mercato elettrico, non perde occasione per accaparrarsi nuove quote di mercato. Per per far questo va bene tutto: strizzare l’occhio ai “nemici” al governo, accattivarsi la benevolenza di uno schieramento politico contiguo ed oggi cercare alleanze anche con chi poteva considerarsi un avversario ormai in declino.
Il territorio lodigiano è così entrato a far parte di un complesso gioco di interessi nazionali ed internazionali che fanno assumere alla partita politica ancora aperta, un ruolo importantissimo. Ecco perché lo scambio politico intervenuto tra potentati politici e finanziari non deve far demordere dall’impegno di portare avanti la lotta intrapresa, a tutti i livelli, istituzionali, politici, giuridici. Una lotta sino ad oggi ben condotta anche se i risultati stentano a venire. La generosa lotta messa in atto sino ad oggi da tutte le Istituzioni territoriali, dai partiti e dalle Organizzazioni Sindacali del lodigiano, dal Coordinamento contro la centrali e dalle mamme del Comitato MAPA non è stata per niente inutile, come da alcune parti si cerca di far passare per scoraggiare la popolazione: essa infatti non solo ha consentito una costruzione di rapporti di forza locali impensabili e aperto contraddizioni non facilmente sanabili ma ha anche concorso a diffondere tra i cittadini un forte livello di coscienza attorno ai problemi energetici, di tutela del territorio e della salute. Se i rapporti di forza in essere non hanno ancora consentito di bloccare definitivamente questo progetto, tuttavia la lezione di Scanzano dovrebbe far riflettere chi ha già deciso di vendere la pelle dell’orso prima ancora di catturarlo. Spazi di lotta ci sono ancora, anche se richiederanno maggiori impegni e sacrifici da parte di tutti. Bloccare le insensate e dannose politiche energetiche di cui la Regione Lombardia si è fatta paladina in nome del dio mercato e della concorrenza è essenziale non solo per affermare il diritto della popolazione del lodigiano ad un ambiente migliore, al rispetto delle sue Istituzioni ed alla tutela della salute ma anche per promuovere interventi alternativi. Non è con la politica dell’offerta di centrali che si risponde alla crescita del fabbisogno energetico elettrico, ma è con la politica della domanda, centrata sulla lotta agli sprechi, ossia sul risparmio energetico che si può intervenire per contenere e ridurre i consumi. Questa politica dovrà a sua volta essere accompagnata da una politica per favorire la penetrazione delle fonti rinnovabili nella regione.
I consiglieri regionali del Centro sinistra hanno assunto come qualificante non solo la sacrosanta battagia contro la nuova centrale, ma anche gli obbiettivi e le proposte alternative che i comitati hanno lanciato. In particolare, il capogruppo di Rifondazione, Mario Agostinelli, ha proposto di unificare le iniziative territoriali contro la costruzione di nuove centrali ad Offlaga (Brescia) e nel Mantovano e di inserirle in una iniziativa di ridiscussione dell’intero piano energetico regionale della Lombardia. Un piano da riscrivere sulla base di criteri di promozione delle energie rinnovabili, con interventi concreti di risparmio, nella prospettiva di una riprogettazione del sistema dei trasporti.
Le lotte che il lodigiano saprà mettere ancora in campo, la capacità delle Istituzioni territoriali di sviluppare iniziative finalizzate ad allargare il consenso, non solo tra la popolazione locale ma anche a livello regionale e nazionale, saranno determinanti sia per non fare del lodigiano una nuova terra di conquista per avventure industriali e finanziarie disastrose, sia per far cambiare di segno a progetti di sviluppo locale disastrosi per l’ambiente ed irrispettosi dei diritti di chi vive sul territorio.
Anche a sostegno di questa mobilitazione diffusa, determinata e matura, a fine Ottobre un costituendo “comitato nazionale per l’energia bene comune e per la salvaguardia del clima” lancerà a Lodi il documento “per un mondo solare possibile”, che il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre elaborerà in forma definitiva e farà proprio per le campagne mondiali che si apriranno a partire dal 2006.