Credo che il ridimensionamento delle materie da considerare nell’ avvio della discussione sul federalismo, corrisponda a una valutazione di opportunità assunta dal presidente Formigoni. Ma il fatto che ad un ridimensionamento approdi l’intera maggioranza di questo Consiglio, non può prescindere dal fatto che le sue posizioni sono state sconfitte al referendum popolare. Lega, Forza Italia e AN hanno perso e il ripristino dell’ art. V così come era nel 2001, comporta un ridimensionamento delle velleità ancora inseguite sul piano propagandistico, ma non più perseguibili su quello politico. Se allora si vuole valorizzare l’articolo V, bisogna dare al Consiglio la possibilità di interpretarlo così come è ora in vigore, anche in tutte le incertezze che rivela e in tutte le sue contraddizioni. Se si avanza una piattaforma sul Federalismo e si vuole andare a un rapporto efficace con il Governo, o si affrontano i punti aperti in un dibattito che coinvolge tutte le posizioni presenti in Consiglio, oppure ci si adatta a procedere a maggioranza solo con chi ci sta. E, nel caso del mio gruppo di RC, non si può trascurare il fatto che l’odg votato a maggioranza a Luglio non è stato da noi approvato.
In Consiglio occorre occuparsi del fatto – e se ne deve fare garante il Presidente- che anche quelli che si erano opposti rientrino nella discussione, a meno che su questioni rilevanti come quelle istituzionali si voglia procedere a puri colpi di maggioranza.
L’art. 116 definisce nei fatti poteri nuovi, non sostitutivi, di cui la Regione si può avvalere: cosa del tutto legittima anche secondo Rifondazione e a cui anche noi vorremmo contribuire. Ma quali sono i criteri e le finalità per cui si chiedono nuovi poteri? Formigoni dice: “perché la Lombardia è regione virtuosa e eccellente” Ma si può, in atti costituenti, giustificare gli obiettivi che si vogliono codificare non sulla base dei bisogni degli elettori, ma sulla base di un giudizio autoreferenziale degli eletti o, meglio, dei governanti?
Se, ad esempio, la Lombardia è il peggior posto per l’ambiente d’Italia, che meriti ha questa regione per occuparsene con poteri speciali? Se, ancora, il Governo impugna la legge dell’ acqua della Lombardia, perché mai questa regione dovrebbe evocare a sé un potere nuovo attraverso cui aprirebbe conflitti con i principi del dettato Costituzionale in vigore? Quando la Regione ha evocato a sé un potere, la Regione ha privatizzato l’erogazione dell’ acqua. Sulla base di una sua opzione politica, non del bene comune che andava invece a intaccare. O noi ripartiamo da un’idea forte delle ragioni per cui chiediamo più poteri e stabiliamo la coerenza tra questi poteri e le modalità di finanziamento stabilite dall’ art.119 della Costituzione, oppure la nostra contrarietà ad operazioni confuse sarà netta, in nome della solidarietà e della universalità dei diritti conquistati nella Costituzione Repubblicana.
Rifondazione pone un problema chiaro: come decidiamo che si orienta , anche in maniera perequativa il nostro eventuale ricorso al federalismo fiscale?
Occorre sostenere con più efficacia i diritti fondamentali, contrastando i principi del Piano Regionale di Sviluppo che noi abbiamo rifiutato, come quello della sussidiarietà orizzontale, inteso come grimaldello per un privilegio del privato sul pubblico. Se per quanto riguarda l’articolo 119 noi non siamo in presenza di un escamotage per indebolire i doveri di sostegno al sistema redistributivo nazionale, allora io vi pongo due possibilità su cui discutere. La prima: noi pensiamo che, se ci sono nuovi poteri, si devono autofinanziare. Ho due suggerimenti: la Lombardia è il luogo dove c’è il massimo di evasione fiscale. Io non avrei nulla in contrario, perchè:
un’ azione speciale di intervento sull’ evasione fiscale mantenga qui parte delle risorse recuperate.
Si pensi a una compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al territorio per intervenire a risolvre problemi specifici come i trasporti o la riduzione dell’ inquinamento.
Siamo disponibili a discutere. Anche questo è federalismo fiscale: però si tratta di un intervento fiscale che preserva la neutralità perequativa del finanziamento di un federalismo asimmetrico, altrimenti a discapito delle regioni più povere.
La seconda osservazione: non c’è solo in campo una redistribuzione tra la Regione e il Governo nazionale. E i Comuni? E le aree metropolitane? E le province? Non sono anche loro titolari di eventuali assegnazioni di risorse finanziarie in un sistema di federalismo fiscale che parta anche dal basso e che favorisca più partecipazione? Ho infine la sensazione netta che per impostare finalmente il lavoro della Commissione Statuto occorra una battaglia per riequilibrare le funzioni tra Consiglio, Giunta e Presidenza: una partita tutta ancora da giocare. Non credo che la situazione attuale sia il prodotto di spinte oggettive: in Lombardia abbiamo una esorbitanza di Governo e di funzioni esecutive e , soprattutto, una concentrazione della funzione di Governo nella Presidenza. Tutto a discapito del Consiglio e, politicamente,del pluralismo sociale, che in Lombardia, nel momento in cui funziona male il Consiglio, viene depotenziato.
Il problema del riequilibrio tra funzione della Presidenza, della stessa Giunta e ruolo del Consiglio sta anche in una riallocazione di risorse e nel fatto che molte delle funzioni di governo sono sottratte a quello che normalmente è considerato un controllo democratico adeguato. Sto ponendo un problema di impostazione e di necessità di avviare il discorso dello Statuto anche come riequilibrio di quei poteri assembleari che in Lombardia sono stati largamente disattesi.
Oserei dire che la Costituzione di fatto della Lombardia non è esattamente in continuità con la Costituzione dell’intero Paese. Dobbiamo pur porci il problema che già dal punto di vista delle sue istituzioni, la Lombardia sta prefigurando un modello in discontinuità con quello della Costituzione italiana. Credo di dire una cosa tutt’altro che irrilevante. Se noi ad esempio non riprendiamo a discutere di come nella regione Lombardia il lavoro torni a essere determinante e non un elemento marginale, che non si cita mai, perché si citano le imprese, le famiglie, allora si scriverebbe uno Statuto inadatto ai compiti di governo democratico della trasformazione che i cittadini affidano alle loro istituzioni.
Rivedendo alcune statistiche sull’ attività dell’ istituzione lombarda, notavo che la Lombardia è la regione che ha il doppio, rispetto alla seconda regione in ordine di graduatoria, di pendenze e impugnative da parte della Corte Costituzionale: ciò vuol dire che noi stiamo governando da qualche tempo un po’ per conto nostro.
Così se la maggioranza vorrà attribuire il carattere fondante del patto sociale, non solo saremo davanti a un errore ma si opererà un vulnus al patto sociale in vigore, che Rifondazione contrasterà con tutta la decisione possibile. Vengo ora ad alcune riflessioni di merito. Credo che noi dobbiamo riflettere, ad esempio, sulla incredibile surroga della società e delle sue rappresentanze che stanno operando in Lombardia quelle che si chiamano le autonomie funzionali.
Le autonomie funzionali, così valorizzate dalla Giunta lombarda sono delle cooptazioni che non emanano dal basso. La società invece ha delle caratteristiche che non sono quelle notarili, calate dall’ alto, e quindi, bene o male frutto di forme corporative. Mentre si rafforzano le autonomie funzionali nella nostra regione si rileva un’assenza totale della rappresentanza sociale nel rapporto tra la Regione e il suo funzionamento.
Il partenariato, ad esempio, rappresenta una soluzione riduttiva e deviante alla rappresentanza del mondo del lavoro e al riconoscimento del valore democratico del conflitto. Sono poi in totale disaccordo con la sottovalutazione del carattere anche municipale del federalismo, che invece noi dovremmo valorizzare. La sostituzione del centralismo statale con un centralismo regionale sarebbe un vulnus alla idea fondante di uno Stato che parte dai comuni e dalle autonomie territoriali, dove si organizza la rappresentanza sia diretta che delegata. C’è un
Problema di partecipazione, di democrazia diretta che perfino la Costituzione oggi, quella nazionale, non è in grado di rappresentare a sufficienza. Penso al bilancio partecipativo, ad esempio, e al coinvolgimento dal basso delle forme di rappresentanza e degli interessi che si organizzano sul territorio come novità di questo tempo. Anche il federalismo che proviene dal basso, che ha un rapporto con la democrazia diretta, che considera la partecipazione un fatto non episodico, che non avviene soltanto quando si va alle elezioni, ma funziona davvero in corso d’opera, fa a tutti bene e serve a tutti.
Un ‘ultima riflessione: io sono preoccupatissimo del crescente potere sostitutivo delle prerogative del Consiglio e della stessa Giunta, che hanno le società per azioni partecipate dalla Regione come Finlombarda, come Infrastrutture Spa. Ormai molte prerogative che spettavano alle Commissioni, vengono tolte dal confronto democratico e dal controllo dei Consiglieri: bisogna superare questa involuzione occupandosene seriamente nello Statuto.
Per la legge elettorale il punto di riferimento delle mie osservazioni continua ad essere quello di difendere e rappresentare tutto il pluralismo sociale, sia rafforzando il sistema proporzionale che attenuando la forma presidenziale del governo della Regione. Sono d’accordo sul fatto che dovrebbe sparire il “listino” ed essere allargato il numero dei rappresentanti di territorio.