“METALLI TROPPO PESANTI PER UNA BEVERA DA BERE”
(contributo pervenuto da Giuliana Andreoli)
Sabato 23 maggio a Viggiù (Varese) si è tenuto un Convegno fortemente voluto dalla Consulta Ecologica e organizzato assieme al Comune di Viggiù per chiarire ai cittadini i fatti legati alla cava Femar, e la fragilità e la forza della Valle della Bevera.
Come in un gioco di prestidigitazione, una montagna di 133 mila tonnellate di scarti di demolizione e manutenzione di fabbricati e strade: eternit, amianto crisotilo, nichel, arsenico e catrame, tutti eccellenti cancerogeni, sono andati a sostituire sabbia e ghiaia nella cava Femar di Viggiù.
Con questi materiali si potrebbero riempire 20 campi da calcio e infatti sono occorsi ben 2500 viaggi di camion in 8 anni per riuscire a trasportarlo tutto dalla Svizzera.
Ora l’arsenico, il nichel, il cromo, e gli altri metalli pesanti gravano potenzialmente con tutto il loro peso di cancerogenità e tetragenità sulla qualità delle acque emunte dalle 4 sorgenti e dai 6 pozzi, circa 230-250 l/sec, che vanno a servire un bacino di almeno 15 comuni idricamente interconnessi tra loro e fornisce il 50% dell’acqua alla città di Varese.
I pozzi dell’Aspem, ha affermato il Capo Ufficio reti di ASPEM, si trovano ad una profondità che va da un minimo di 40m ad un massimo di 70m, e i dati delle analisi effettuate giornalmente, danno ad oggi risultati corretti.
Ma l’amianto crisotilo e l’eternit frantumati sono lì in agguato, pronti a fuggire al primo soffio di vento e a portare con loro asbetosi, mesoteliomi, malattie polmonari a chiunque respiri queste sottilissime fibre.
Il traffico di rifiuti contenente amianto, soprattutto di quello legato all’edilizia sta assumendo anche all’interno della Valle proporzioni molto preoccupanti, sia provenienti dalla Svizzera che dall’Italia.
D’altra parte “il problema amianto”è sempre più sentito e la richiesta di bonifiche sempre più pressante.
Occorre quindi riuscire ad intervenire, da parte delle istituzioni, affinchè i rifiuti percorrano con sicurezza vie legali, e abbandonino quelle illegali attualmente ben spianate…
Il naftalene, idrosolubile, contenuto nel catrame attende senza fretta di essere trasportato in falda dalle piogge.
Tutto questo accade nella Valle della Bevera che occupa la parte nord est del bacino del fiume Olona, nel territorio del Comune di Viggiù, i cui depositi quaternari superficiali rappresentano un’idrostruttura che contiene una circolazione idrica per falde sovrapposte che alimentano i torrenti e le sorgenti.
Nella Valle, i livelli delle falde sono regolati dalle precipitazioni. E le falde più superficiali si trovano tra un massimo di 4m ad un minimo di pochi centimetri dalla superficie del suolo, in alcune zone sono sub affioranti.
Questo significa che i tempi di infiltrazione di un contaminante sono molto ridotti e quindi il rischio di inquinamento è molto alto.
A queste fragilità proprie della Valle, sono andati a gravare i danni portati dalla coltivazione delle cave, dall’inadeguato controllo del materiale che viene lavorato (ad esempio la Femar) dalla loro “rinaturalizzazione” con “rifiuti speciali” (come è accaduto alla Rainer), dalle “bonifiche agricole” con materiali provenienti molto probabilmente anche dal vecchio ospedale di Varese, dall’esiguità delle aree occupate dalle zone di rispetto assoluto e di protezione .
Sicuramente la coltivazione delle cave sta determinando le ripercussioni più pesanti sulla Valle:
- Essendo stata massiccia, rischia di determinare la non autosufficienza nei prossimi anni con costi ambientali (trasporto con TIR da altre zone) ed economici spalmati sulla popolazione locale.
- la riduzione della riserva idrica in quanto queste cave si trovano all’interno di idrostrutture importantissime che svolgono una “funzione spugna” delle acque meteoriche. Portando via troppo materiale diminuisce la quantità d’acqua che possono contenere e aumenterà il rischio di emergenze idriche in un contesto globale di cambiamenti climatici con eventi sempre più estremi.
- Cavando su superfici così estese, soprattutto in questa Valle che presenta un acquifero così superficiale, si espongono zone molto delicate a qualsiasi tipo di inquinante presente nelle acque e nell’aria.
- Perdita di sorgenti.
Una Valle così unica e preziosa ora si trova nella condizione di dover essere bonificata seriamente.
Questa Valle dovrà trovare la sua forza:
- nel progetto Comunitario “Convenzione alpina” a cui appartiene;
- nell'”area di particolare rilevanza ambientale” del Massiccio dell’Orsa definito dalla Regione Lombardia;
- dal suo antico bacino tropicale che è il più spettacolare complesso a vertebrati marini conosciuto al mondo per il Triassico medio (circa 230 milioni di anni fa) che le sta permettendo di entrare tra i siti Unesco assieme al territorio Svizzero del Monte San Giorgio;
- nel ricordo sul territorio di almeno due glaciazioni da cui ha ereditato una stupenda flora “relitta”;
- nell’avere posseduto un antico lago periglaciale che le ha lasciato in eredità una serie di morene periglaciali le quali costituiscono le idrostrutture contenenti le sue sabbie, le ghiaie e le sue acque.
- nell’avere subito processi sedimentari che hanno generato la famosa “pietra di Viggiù”, estratta nelle sue cave e usata dagli scalpellini viggiutesi in tante parti del mondo.
Questa forza le dovrà servire per potersi far conoscere, amare e proteggere di più da tutti i suoi abitanti e da tutti i comuni più a valle a cui fornisce le acque.
Tutti assieme dovranno riuscire a trovare nuove vie per affiancare le istituzioni nella sua protezione, magari con un PLIS, che possa raccordarsi con il sito Unesco di Castelseprio e del Sacro Monte. Ed anche con il Plis della Pineta di Tradate, quello delle Valli del Lanza, il Parco del Campo dei Fiori, il futuro PLIS lungo il lago di Varese, e giù fino al Parco del Ticino, in un abbraccio verde attorno alla città di Varese. Questo è l’augurio fatto dal Dott. Bortoluzzi, Presidente degli Amici della Terra, a cui si è unito quello della Consulta Ecologica del Comune di Viggiù.
La Consulta ha voluto aggiungere anche la proposta di utilizzare un sito: www.viggiu-in-rete.org come punto di riferimento, come strumento di unione di tutti i cittadini che hanno a cuore il proprio territorio.